Corriere della Sera

Nasconde una carta coperta (se con Silvio andasse male)

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Diciamoci la verità: a guardare da vicino le mani di Matteo Salvini si capisce che sono mani di uno che non ha mai lavorato. Non lo diciamo noi, ma addirittur­a un giudice, che archiviò una sua querela per diffamazio­ne nei confronti di un giornale. Così ora è ufficiale: si può dire che non ha mai lavorato, cioè che è un politico di profession­e. Cosa che, chissà perché, in Italia ha assunto le dimensioni di un insulto, al punto da provocare querele. Del resto Salvini, pur non avendo mai lavorato, si è dato tanto da fare, e anche bene dal suo punto di vista. Ha salvato una Lega che stava morendo sommersa degli scandali e dal nepotismo, le ha cambiato faccia trasforman­dola da movimento secessioni­sta in movimento nazionalis­ta, e ha tenuto in piedi un simulacro di centrodest­ra negli anni del letargo di Silvio, facendogli trovare ora pronta al suo risveglio un’attrezzatu­ra politica che va molto di moda: contro gli immigrati, contro gli stranieri, contro le tasse. Eppure non appena il Cavaliere si è messo a cavalcare Salvini l’ha scavalcato nei sondaggi: vuoi vedere che lui scuote l’albero e l’altro raccoglie i frutti? Così sembra difficile che possa mai andare a Palazzo Chigi. Gli resta una carta coperta, ma così pericolosa che non può farne parola: un’alleanza post-elettorale dei due populismi, Cinquestel­le e leghista. Più probabile che, dopo il voto, si dimostri vero ciò che ne dice Berlusconi, e cioè che è una tigre in pubblico e un agnellino in privato, e finisca come Bossi col passare i lunedì sera ad Arcore, magari in felpa invece che in canottiera.

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