Corriere della Sera

Tratto sicuro sulle sentenze La leadership ancora da testare

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Delle mani del Pietro Grasso politico si sa davvero poco. Si sa che da giudice non gli tremarono quando scrisse la sentenza di condanna per tutti i grandi capi della mafia, e si sa che appartengo­no a un magistrato che non ha usato i suoi processi per farsi largo in politica, almeno per scendere in campo ha aspettato la pensione. Ma in cinque anni al Senato si è visto poco, ha avuto un percorso abbastanza al coperto, fino al gesto clamoroso e inatteso di dimettersi dal gruppo del Pd subito dopo aver gestito, da presidente dell’Assemblea, i cinque voti di fiducia sul Rosatellum. Insomma: le sue qualità di leadership sono quantomeno da scoprire, e perciò molti danno per scontato che a muoversi dietro le quinte saranno i soliti D’Alema e Bersani, quando arriverà il momento di mettere a frutto quel poco (6%) o quel tanto (8%) che avranno raccolto nelle urne tra gli anti renziani di sinistra, che sono molti ma sempre molto in disaccordo su che fare, e comunque mai abbastanza per fare davvero qualcosa. Tutt’altro discorso sarebbe se proprio mani così estranee alla politica, così poco da profession­ista, diventasse­ro una novità della campagna elettorale, e riuscisser­o a farsi intendere anche al di fuori della storia infinita della guerra intestina della sinistra. Bisogna però dire che al momento di questa capacità di espansione non si vede traccia. Liberi e uguali sembra dunque avere al momento una sola speranza e un solo obiettivo: contribuir­e ad affossare elettoralm­ente il renzismo. Un po’ poco come programma per fondare un nuovo partito.

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