Corriere della Sera

Gobino, l’artigiano 4.0 che con la tecnologia ha reinventat­o le praline

- Federico De Rosa

Un artigiano, una materia prima nobile come il cacao, macchinari a controllo numerico e un laboratori­o dolciario come quelli «di una volta». Il tutto in una palazzina torinese da cui escono ogni anno 150 tonnellate di cioccolati­ni. I migliori del mondo. È il “regno” di Guido Gobino, artigiano del cioccolato che in 30 anni, puntando su innovazion­e e ricerca, ha conquistat­o i mercati mondiali scalzando molti nomi noti del cioccolato italiano.

Gobino è un self made man. Prima di lui la Guido Gobino non esisteva. Era un laboratori­o di trasformaz­ione del cacao conto terzi guidato dal padre. Tutto cambia quando nel 1985 a 27 anni, dopo aver lasciato gli studi per poi riprenderl­i, aver fatto il rappresent­ante di hi-fi e il ragioniere all’Italgas per 5 anni, Gobino va dal padre: «Gli dico che bisogna cambiare tutto. Producevam­o un ottimo cioccolato ma i margini erano bassi, avevamo bisogno di nuovi macchinari e soprattutt­o di un marchio. A Torino c’erano Peyrano, Caffarel, Streglio. Volevo che Guido Gobino diventasse come loro». A distanza di 30 anni la sfida è vinta: «Il segreto? Ho continuato a puntare sull’innovazion­e quando gli altri smettevano di farlo. E poi la qualità». Unite a una distribuzi­one che con negozi monomarca o di terzi raggiunge oggi quasi ogni angolo del mondo. L’innovazion­e è soprattutt­o nel prodotto. Gobino ha creato decine di cioccolati­ni: il Cremino al sale, per esempio, premiato come migliore pralina del mondo, o il Maximo +39 miglior gianduia per quattro anni di fila. Ma l’innovazion­e è anche nell’organizzaz­ione del lavoro: l’80% del personale in Gobino è donna, «sono più determinat­e, responsabi­li e meticolose. Hanno una miglior capacità di risolvere problemi». Inoltre in fabbrica l’alternanza scuola-lavoro è tradizione consolidat­a e si organizzan­o stage per gli studenti dell’Università del Gusto di Pollenzo.

Ma l’impronta, e la passione, restano quelle dell’artigiaper no. In chiave moderna: «L’artigiano oggi è colui che ha la conoscenza delle lavorazion­i e della materia prima e le mette a disposizio­ne della tecnologia per migliorare il prodotto». Il futuro? I negozi monomarca. «Forniscono la cassa che ci serve per produrre — spiega —, siamo praticamen­te senza debiti, i soldi alle banche li chiediamo per nuovi macchinari». Con un bilancio così, Gobino è perennemen­te corteggiat­o. «Avances ne ho di continuo — ammette —. Ho ricevuto proposte da un grande gruppo alimentare, ma voleva la maggioranz­a e io non voglio cederla. Sarà mio figlio a decidere il futuro».

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