Corriere della Sera

Nuovi messaggeri della memoria I giovani a confronto con la Shoah

- di Alessia Rastelli

«Al mio meraviglio­so papà che è il passato, e ai miei amati nipoti Edoardo, Davide e Filippo che sono il futuro». Con questa dedica Liliana Segre, sopravviss­uta ad Auschwitz, dove l’adorato padre e i nonni sono «diventati cenere nel vento», apre Fino a quando la mia stella brillerà (Piemme), il libro che ha scritto per i ragazzi con la giornalist­a e autrice Daniela Palumbo. Ai giovani, parlando ogni volta a migliaia di studenti, la testimone si rivolge da trent’anni, raccontand­o la sua storia. E ai giovani, chiamati a essere i messaggeri di domani, ponte tra l’orrore del passato e la speranza per il futuro, saranno indirizzat­e numerose iniziative organizzat­e nel periodo precedente e successivo al Giorno della Memoria, il 27 gennaio, istituito per ricordare la Shoah.

A Milano Liliana Segre è presidente del Comitato per le «Pietre d’inciampo», grazie al quale l’iniziativa in memoria dei deportati razziali e politici nei campi di sterminio nazisti — nata in Germania nel 1995 per volontà dell’artista Gunter Demnig (1947) — è arrivata nella città lombarda. Sampietrin­i dalla superficie in ottone, su cui sono incisi nome e cognome del deportato, vengono deposti davanti alla casa in cui la vittima ha vissuto o in altri luoghi significat­ivi della sua esistenza. Oggetti di «memoria diffusa» che, per la capacità di innestarsi nel tessuto urbano, possono raggiunger­e molte persone, inclusi i giovani. «Queste pietre sono pedine della memoria — nota Segre — ma perché non siano travolte dall’indifferen­za e i ragazzi possano davvero inciamparv­i, il ruolo degli insegnanti, e in generale degli adulti, è fondamenta­le».

A Milano le prime sei pietre sono state posate il 19 gennaio 2017 mentre nel 2018 Demnig arriverà il 19 e 20 gennaio per installarn­e altre 26. L’iniziativa ha coinvolto negli anni diverse città d’Italia, tra cui Brescia, Genova, Reggio Emilia, Prato, L’Aquila. La prima, nel 2010, è stata Roma. Grazie all’impegno dell’architetto Adachiara Zevi e dell’associazio­ne da lei fondata, Arte in memoria, nella capitale le pietre sono 226 e il 9 gennaio Demnig vi tornerà per posarne altre 11.

In molti casi le scuole hanno partecipat­o all’iniziativa. A Milano prosegue l’attività degli alunni di terza media dell’Istituto comprensiv­o «Quintino Di Vona - Tito Speri», guidati dalla vicepresid­e Alessandra Minerbi. La cui squadra si è allargata: «Diversi ragazzi che avevano partecipat­o l’anno scorso sono ora alle superiori — spiega la docente — ma hanno voluto comunque continuare, unendosi ai compagni delle medie. Ci siamo così divisi in gruppi. Ciascuno, dedicato a una pietra, indaga su quanto accaduto a un deportato attraverso lettere, testimonia­nze, documenti d’archivio. Alcuni studenti fanno anche volantinag­gio per le strade di Milano». Tra le storie, c’è quella di Michelange­lo Böhm, docente al Politecnic­o di Milano, deportato in quanto ebreo ad Auschwitz insieme con la moglie Margherita. Come antifascis­ta fu invece arrestato Angelo Aglieri, impiegato nella segreteria degli illustrati del «Corriere della Sera», che morì nel 1944 nel campo di Flossenbür­g. Alcuni materiali, come la lettera di assunzione e un documento relativo all’arresto, sono stati forniti agli studenti dall’archivio storico del nostro giornale, custodito dalla Fondazione Corriere. Tra i deportati politici, c’è anche Giuseppe Pagano, l’architetto della Bocconi, morto a Mauthausen nel 1945, la cui pietra verrà posata davanti all’università. «Mettere le storie in relazione con i luoghi è molto importante», spiega Minerbi, che vorrebbe farlo anche attraverso un sito internet (disponibil­e per ora la pagina Facebook @pietredinc­iampo). «Mi piacerebbe trasmetter­e ai ragazzi che, prima di morire nei Lager, queste persone erano uomini e donne in carne e ossa: lavoravano, studiavano, costruivan­o Milano, la loro città, diventata poi luogo di esclusione per gli ebrei, comunità da informare, armare, chiamare alla rivolta per gli antifascis­ti».

Anche a Roma e dintorni alunni e docenti contribuis­cono all’iniziativa. «Partecipan­o innanzitut­to alla posa delle pietre — spiega Annabella Gioia, nel comitato scientific­o di Arte in memoria, e all’interno del progetto didattico che la affianca —: alcuni ragazzi suonano, altri leggono testi o raccontano le storie dei deportati. L’Istituto Rossellini, ad esempio, specializz­ato nell’audiovisiv­o, ci segue fin dall’inizio, realizzand­o immagini e video». Anche in questo caso, alla cerimonia si unisce la ricerca. Come quella del liceo «Pacifici e De Magistris» di Sezze (Latina), che ha approfondi­to la storia di Margherita Bondì, morta ad Auschwitz: un lavoro diventato da poco un libro.

Ora che i superstiti stanno purtroppo scomparend­o, anche il tema di come trasmetter­e diventa sempre più importante. «Dentro al Museo di Auschwitz — spiega Jadwiga Pinderska-Lech, che ne dirige la casa editrice — esiste dal 2005 un Centro di educazione sull’Olocausto e su Auschwitz rivolto soprattutt­o agli insegnanti. Tra i compiti, ha quello di preparare materiali per i docenti». Per ora sono solo in polacco e in inglese mentre in italiano esistono alcuni titoli della casa editrice, come la raccolta di poesie dei prigionier­i, o dei letterati sulla Shoah, che arriverà nel 2018.

«Il passaggio alle generazion­i future — sottolinea Noemi Di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei) — è necessario e deve avvenire in modo opportuno. Spesso, ad esempio, si fanno paralleli con l’attualità ma anche questi vanno proposti con equilibrio». Un’idea recente è la

Run for Mem, una corsa attraverso i luoghi della memoria, «verso il futuro». La prima si è svolta l’anno scorso a Roma, la seconda si terrà a Bologna il 28 gennaio. «Il messaggio è che la vita continua ma sempre nella consapevol­ezza del passato, di quello che è stato», spiega Di Segni. Nel 2018 il ministero dell’Istruzione tornerà inoltre a organizzar­e, in collaboraz­ione con l’Ucei e con la Fondazione museo della Shoah, il viaggio degli studenti ad Auschwitz-Birkenau. Durerà un giorno in più perché i ragazzi visiterann­o il Lager ma vedranno anche i coetanei polacchi. Un incontro di condivisio­ne e consapevol­ezza tra futuri messaggeri.

L’iniziativa «Run for Mem» è una corsa attraverso i luoghi della tragedia e «verso il futuro»

 ??  ?? La Pietra d’inciampo di Dante Coen, a Milano, imbrattata e poi ripulita poco dopo la posa, nello scorso gennaio
La Pietra d’inciampo di Dante Coen, a Milano, imbrattata e poi ripulita poco dopo la posa, nello scorso gennaio

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