Corriere della Sera

Siamo un Paese migliore

- di Angelino Alfano

Caro direttore, la decisione di non ricandidar­mi non mi darà molte altre possibilit­à di ricordare in campagna elettorale le ragioni per cui, nel 2013, decidemmo di mandare avanti la legislatur­a e i risultati ottenuti dal Paese grazie a Ncd/Ap. Adesso che la legislatur­a chiude i battenti, è importante farlo per rispetto di verità e cronaca. Nell’autunno del 2013, scegliemmo di consumare una dolorosa rottura — noi non abbiamo cambiato partito o aderito ad altro partito, ma abbiamo fondato Ncd — con il presidente Berlusconi per non lasciare l’Italia nel mezzo della crisi economica più lunga della propria storia, quando la strage di Lampedusa annunciava chiarament­e l’esplosione della Libia e mentre il terrorismo destabiliz­zava l’Europa facendo saltare in aria obiettivi sensibili e luoghi della vita quotidiana. E i fatti ci hanno dato ragione.

I grillini erano pronti a trarre il loro tornaconto elettorale dalla nuova instabilit­à e la nostra decisione di allora ha garantito all’Italia 5 anni di stabilità politica, tradotti nel superament­o della crisi economica, nella forza contro il rischio terrorismo, in umanità e sicurezza sul tema dell’immigrazio­ne. L’Italia ha affrontato le tre grandi sfide di questo tempo della storia — crisi economica, crisi dei rifugiati e crisi di sicurezza —, che hanno fiaccato molti Paesi, e può dire di esserci riuscita. E questa governabil­ità non ci sarebbe stata senza di noi. Siamo stati degli outsider, fuori dai circuiti della comunicazi­one che conta e privi di finanziame­nti pubblici, presi di mira perché era facile farlo e perché un nostro default avrebbe causato la caduta del governo. Ma la legislatur­a è arrivata fino in fondo. Abbiamo pagato un conto altissimo per la nostra scelta di responsabi­lità, ma la rivendichi­amo perché l’Italia di oggi è migliore di quella del 2013. Tanti gli obiettivi centrati: dalle riforme liberali in materia di mercato del Lavoro (dall’art. 18 al Jobs act) e di Giustizia (custodia cautelare in carcere, intercetta­zioni, responsabi­lità civile dei magistrati), fino al rafforzame­nto del ceto medio — con politiche fiscali di detassazio­ne e sostegno salariale (80 euro) — e delle imprese, con incentivi che hanno aumentato di un milione il numero degli occupati. Il Paese è tornato così sul binario della crescita. In questa legislatur­a, ricordo con orgoglio di avere promosso, da titolare del Viminale, tre decreti che hanno dato buoni risultati (contro la violenza di genere — pendant di quello contro lo stalking che promossi da ministro della Giustizia — , contro la violenza negli stadi e contro il terrorismo); di avere aumentato gli stanziamen­ti per le Forze dell’Ordine, sbloccato le nuove assunzioni, aumentato i loro stipendi e riordinato le loro carriere; di avere vinto, sul terrorismo, la sfida della prevenzion­e (determinan­do, anche grazie alla percezione di essere un Paese sicuro, la crescita del turismo) e di avere coniugato, sull’immigrazio­ne, solidariet­à e sicurezza. In quegli anni, tra l’altro, la Libia non aveva ancora un governo con cui negoziare e, per questo, ho sopportato, sulle gracili spalle del mio partito, il peso di una sfida epocale. In solitudine, perché era sconvenien­te solidarizz­are su una materia che ha cambiato il volto politico dell’Europa. Questa vicenda ha condiziona­to il corso della mia vita e della mia carriera politica, ma rifarei ogni cosa.

Dalla Farnesina mi sono impegnato per la firma dell’accordo con il Niger, per abbattere il numero degli accessi al- la Libia dal proprio confine meridional­e; per riunire i Paesi di transito verso la Libia replicando questo accordo; per impiegare, inoltre, i fondi della cooperazio­ne arginando l’emigrazion­e verso Libia ed Europa e per liberare molti connaziona­li in condizioni difficili (il caso Del Grande credo sia il più noto). Ho spinto, infine, sulla diplomazia economica e oggi l’export, anche grazie alla Farnesina, incide nel Pil per il 30%: un record storico.

Al termine di questi cinque anni, l’Italia non è il Paradiso Terrestre, ma è un Paese migliore. Sono onorato di avere dato il mio contributo. Nella prossima legislatur­a non ci sarò. Per scelta. Continuerò però a tifare Italia e a dare una mano da cittadino che interrompe il servizio pubblico, ma che continua ad amare profondame­nte questo straordina­rio Paese. * Ministro degli Esteri e fondatore di Ncd/Ap © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

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