Corriere della Sera

«Un triste primato Ue, ma paghiamo troppo per la rivoluzion­e verde»

Tabarelli: serve più offerta, sì ai gasdotti

- C. Vol.

«Stangatina? Non sminuiamo, questa è proprio una stangata!».

Davide Tabarelli è fondatore e presidente di Nomisma energia e non usa mezzi termini per definire gli aumenti di gas e luce dal prossimo gennaio. C’era da aspettarse­li?

«Abbiamo un triste primato, dopo la Danimarca siamo i primi in Europa per costi ricaduti sulle famiglie a causa dell’energia, non c’è da gioire. Solo che noi siamo anche i più virtuosi, i primi rivoluzion­ari del verde, ma questo ci costa».

Che significa?

«Nelle energie rinnovabil­i l’Italia è tra i Paesi più avanzati; spendiamo 16 miliardi l’anno per le politiche ambientali, appena poco meno della Germania, solo che loro producono più energia elettrica e hanno un Pil più alto. Vanno bene le rinnovabil­i, e la cosiddetta rivoluzion­e verde è condivisib­ile, ma va gestita, perché crea un sacco di problemi». Ad esempio? «Se puntiamo sul fotovoltai­co (con l’8% siamo i più avanti in tutta Europa) e il sole poi non c’è, chiaro che dobbiamo ricorrere ad altri tipi di energia: il prezzo che abbiamo raggiunto, 20,6 centesimi per kilowatt, è un record storico e non è un bene». È contrario alle rinnovabil­i?

«Non sono contrario, dico che però vanno gestite bene e considerat­a tutta una serie di fattori. Mi spiego: a lungo termine avremo degli effetti positivi, forse. Appunto: forse. Invece, dal primo gennaio gli

aumenti sono sicuri, perché il fabbisogno di energia elettrica aumenta e quindi il costo sale».

Il gas aumenterà del 5 per cento? Cattivo segno anche questo?

«Per il gas il discorso è diverso, la situazione è più tranquilla. Quella è una variazione allineata ai prezzi spot rimbalzati dai valori dell’estate scorsa che lo hanno fatto arrivare a 15 centesimi al metro cubo. L’aumento è legato a un fattore stagionale: c’è più freddo, aumenta la richiesta e quindi il prezzo. Ma gli stoccaggi ci sono. E io dico sì a tutte quelle opere che portano gas, dal South Stream dalla Russia al Tap in Puglia». Meglio puntare sul gas che sul verde?

«In Europa si usa sempre di più il gas perché il carbone presto andrà eliminato e questo è un bene: anche se più economico, è molto più inquinante. Basti pensare che in Cina, dove il carbone rappresent­a il 90% delle fonti energetich­e, per il troppo inquinamen­to hanno ridotto la produzione interna. Per Germania e Stati Uniti rappresent­a ancora il 40% delle fonti energetich­e. In Italia abbiamo solo due centrali e il premier Paolo Gentiloni ha appena ricordato il nostro l’impegno per l’uscita dal carbone, ma va pensata e trovata un’alternativ­a: il gas lo è».

Come possiamo però sfruttarlo senza far lievitare i costi?

«Bisogna aumentare l’offerta per abbassare il prezzo. E se noi lo compriamo, nessuno ce lo regala, anzi. Dobbiamo aumentare la concorrenz­a producendo­lo anche noi, e il nostro è anche più pulito».

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Il presidente e cofondator­e di Nomisma energia, Davide Tabarelli

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