Così De Luca si iscrive al club autonomista
«P rima di chiedere maggiori poteri chiederemo maggiori risorse», avverte Vincenzo De Luca. È il mistero del regionalismo italiano, che solo un anno fa, col referendum costituzionale, sembrava essere arrivato al capolinea e che ora appare invece più vivace che mai. Ma se tutte le Regioni chiedono più autonomia e quindi più finanziamenti, chi ci rimetterà? In attesa di risposte, ognuno gioca le sue carte. Ed ecco quelle del governatore campano. A gennaio — fa sapere — aprirà una trattativa con il governo, come già annunciato da Piemonte ed Emilia-Romagna dopo i referendum vinti da Maroni in Lombardia e Zaia in Veneto. «Sarà la nostra sfida alle regioni del Nord», dice De Luca. L’obiettivo è di avere maggiori margini di intervento in materie come l’ambiente, la formazione, il lavoro e la sanità. Ma la sfida principale è proprio su quest’ultimo fronte, visto che De Luca è riuscito di recente a liberarsi dei commissari governativi. La svolta sanitaria annunciata, però, tarda a manifestarsi. Da qui il rilancio. «Il reparto nazionale dei fondi per la Sanità — spiega De Luca — viene ancora deciso sulla base dell’età della popolazione, penalizzando una Regione giovane come la nostra, e non tiene conto del grado sociale». Viceversa, l’aspirazione è di eliminare quanto prima il ticket per i redditi sotto i 26.000 euro. Forte degli ultimi dati Istat che indicano la Campania come la regione con gli incrementi più significativi sia su Pil e occupazione, De Luca va all’incasso. Pretende aperture di credito e conta di averle prime del voto. Indirettamente, poi, fa sapere che una delle poste in palio è la leadership meridionale in casa Pd: «Siamo la prima regione del Sud a porre in questi termini il problema dell’autonomia». In realtà, il primo «sudista» a solidarizzare con Maroni e Zaia fu, al tempo del referendum, proprio Emiliano.