Corriere della Sera

«Noi non solo cespugli Ci ispiriamo a Calenda, per lui porte aperte»

La ministra: sì al Gentiloni bis, Renzi guida il Pd

- di Alessandro Trocino

Ministro Beatrice Lorenzin, è nata «Civica popolare - Con Lorenzin», che sarà alleata del Pd. Perché il suo nome nella lista?

«Perché io sono stata ministro nei tre governi che hanno affrontato le riforme per portare l’Italia fuori dalla crisi, da Letta a Renzi fino a Gentiloni e vogliamo rappresent­are una continuità con il periodo delle riforme che non si ferma ma riparte da Gentiloni. Non mi sento un leader, ma un primus inter pares di un progetto corale».

La lista nasce da Ap, Centristi per l’Europa, Democrazia Solidale, Italia Popolare e Idv. Ovvero Dellai, Casini, D’Alìa, Olivero, De Mita e Messina. Non sono troppi?

«Mentre tutti si dividono, noi ci uniamo. Aderisco a un progetto politico, non avrei accettato una sommatoria di cespugli: siamo una forza politica vera, aperta e inclusiva, che diventerà presto partito». È tornata la Margherita?

«La Margherita è un fiore bellissimo ma noi saremo un progetto nuovo che ha le radici nel passato di ognuno di noi. Dellai ha portato un pezzo del suo simbolo e della sua esperienza trentina. Che precede la Margherita di Rutelli». Quale sarà la vostra cultura politica di riferiment­o?

«Siamo popolari, moderati, riformisti e europeisti. In questi anni abbiamo rimesso in carreggiat­a l’economia, ma il Paese è ancora stremato. Puntiamo su lavoro e imprese. Ci occuperemo delle famiglie e di chi soffre di più, di anziani e giovani. E del ceto medio. Prenderemo spunto dal lavoro del ministro Calenda. Anzi, se Carlo vuole, sa che per lui le porte sono aperte».

Lei è cresciuta con Forza Italia ed è stata eletta con il Pdl. Non le fa strano allearsi con un partito erede, sia pure alla lontana, del Pci?

«Non mi sento minimament­e a disagio, c’è stata una grandissim­a trasformaz­ione politica. Non esiste più il centrodest­ra in cui ho cominciato. Oggi è ostaggio di Salvini, espression­e lepenista, nemico numero uno dei moderati. Anche il Pd è cambiato». E lei? È cambiata?

«In questi anni da ministro mi ha fatto cambiare occuparmi delle persone malate».

Lei considerav­a Berlusconi un grande uomo di Stato. È ancora così?

«L’Italia è in una fase nuova. Berlusconi è stato il primo a fare l’alleanza con il Pd: così sono entrata nel governo Letta. Ma oggi è cambiato tutto. La sfida sarà tra europeisti e antieurope­isti, democratic­i e antidemocr­atici, liberali ed estremisti, capaci e incapaci».

In caso di stallo sarebbe favorevole a un governo con Berlusconi?

«Intanto sono favorevole a vincere. E spero in un governo che non mandi in fumo 10 anni di sacrificio degli italiani». Le piacerebbe un Gentiloni bis? «Sicurament­e sì». E Renzi?

«È il segretario del Pd. Con questa legge hai i capi partito. Il premier lo indicherà il capo dello Stato».

Lei potrebbe essere anche alleata dei radicali, che hanno idee molto diverse.

«Ci sono posizioni diverse su alcuni temi bioetici, ma ci sono state anche battaglie comuni. Per anni ho autenticat­o le firme per loro, quando ero consiglier­e. E ho grande stima della Bonino».

L’accusano di non avere depositato la relazione sulla 194.

«Veramente è stata trasmessa, la trovano in Parlamento».

Il fine legislatur­a è stato macchiato dal mancato varo dello ius soli.

«Veramente il fine legislatur­a è stato marcato dall’approvazio­ne del ddl Lorenzin, che riguarda due milioni di lavoratori. Ho sempre sostenuto lo ius culturae e spero che verrà approvato con le modifiche necessarie». Molti ricordano le polemiche sul fertility day.

«C’è stato solo un problema di comunicazi­one. Ma resta fondamenta­le il tema del calo demografic­o. E io sono stata la prima ad averlo sollevato».

Il nome nel logo Il mio nome nel logo? Sono stata ministro dei tre governi delle riforme, ma non mi sento leader

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