Corriere della Sera

«Quel bravo ragazzo» va in prigione (solo) a 82 anni

Asaro ispirò il film di Scorsese

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Una lite in strada L’ultimo boss del Queens aveva fatto bruciare un’auto dopo una lite stradale I precedenti In passato era sempre stato assolto dalle accuse di omicidio, rapina ed estorsione

L’ultimo dei Goodfellas ha mantenuto il broncio da «capo» della famiglia Bonanno fino alla fine, la testa alta e la mascella volitiva come nella foto segnaletic­a, impassibil­e alla lettura della sentenza che a 82 anni lo condanna, probabilme­nte, a morire in carcere. «Non m’importa di quel che succederà», ha detto Vincent Asaro detto Vinny alla giudice Allyne Ross che è riuscita, alla fine, a mandarlo in galera. Otto anni di reclusione per un incidente di «road rage», di rabbia stradale: un’auto gli taglia la strada, cinque anni fa, nel suo quartiere. Lui, invece di inveire e passare oltre, come le persone normali, sgommando insegue il colpevole, prende il numero di targa, e qualche ora dopo fa rintraccia­re l’autore dello sgarbo ai suoi uomini (grazie peraltro alla banca dati della motorizzaz­ione). A quel punto Asaro incarica il nipote di John Gotti, lo storico capo dei Gambino, e un altro mafioso, Matthew Rullan, di andare a bruciare l’auto dell’uomo che gli aveva mancato di rispetto.

Ieri, il verdetto: 96 mesi di reclusione e pagamento di 21 mila dollari di danno per l’auto data alle fiamme. «Ho fatto una cosa stupida, mi dispiace terribilme­nte — ha detto al giudice prima della sentenza: si era dichiarato colpevole sperando in una condanna ragionevol­e —. Stavo tornando a casa, è successo. La situazione mi è sfuggita di mano». Una brutta storia, e otto anni possono sembrare severi — la sua avvocata, Elizabeth Macedonio, ha parlato di «vendetta giudiziari­a» — finché non si considera che Vinny, da quasi mezzo secolo «capo» del Queens, era riuscito finora a evitare il carcere inanelland­o una serie di assoluzion­i clamorose. Assolto per il brutale omicidio di Paul Katz nel 1969, l’«infame» accusato dalla «famiglia» d’aver rivelato alla polizia l’indirizzo di un capannone pieno di merce rubata dai Bonanno che finì strangolat­o, secondo l’Fbi da Asaro e da Jimmy Burke detto il Gentleman, cioè il personaggi­o di De Niro in «Goodfellas», con la catena del cane da guardia, sepolto, riesumato e di nuovo sepolto altrove. Assolto per la rapina al cargo Lufthansa dell’aeroporto Jfk (Queens, il quartiere di Vinny) del 1979, il colpo milionario raccontato nel film di Martin Scorsese. Il giudice di quel processo? Sempre Ross, secondo la quale al di là del verdetto dei giurati l’accusa «aveva dimostrato la validità delle prove portate».

Vinny condannato, invece, alla fine, per aver fatto bruciare un’auto. Non ce n’era bisogno ma la procuratri­ce federale Bridget Rohde ha fugato ogni dubbio di chi pensava che su una condanna così dura abbia contribuit­o il curriculum vitae di Asaro e la sua capacità di sfuggire ripetutame­nte alla giustizia: «La condanna odierna ritiene Asaro responsabi­le non solo di aver usato il suo potere di membro d’un associazio­ne criminale per vendicare una presunta mancanza di rispetto ricevuta da un automobili­sta, ma per una vita intera di attività violente». La vita violenta di Vinny finisce così su una nota di amarezza, «capo» condannato come un pollo, per un reato stupido, da guappo di strada e non da boss; come il cliché di Al Capone incastrato per le tasse e non per gli omicidi, come i 33 anni dati a OJ Simpson (dopo nove ha avuto la libertà condiziona­ta) per essersi andato a riprendere, armi alla mano, dei vecchi memorabili­a in una camera d’albergo di Las Vegas.

Finisce tutto, shakespear­ianamente, in tragedia familiare: Vinny raggiunge in carcere suo figlio Jerry, 58 anni, da lui mandato a fare sempre i lavori sporchi come disseppell­ire il corpo di Katz dopo tanti anni. L’Fbi ha una registrazi­one di Vinny che parla così di suo figlio, che si era fatto condannare: «Vaffa… a Jerry, avido, incapace. Ho perso mio figlio quando gli ho dato delle responsabi­lità. Gli ho trovato un lavoro, 600 dollari a settimana, e lui non aveva voglia di fare un ca…». E poi giù altri insulti. Ma è normale, ascoltando i nastri dell’Fbi registrati da un informator­e attraverso gli anni nei quali Vinny già 77enne spacca una bottiglia in testa a un uomo, prende a pugni in faccia un altro all’ippodromo («Gli ho dato un cazzotto, sai che roba, non è successo niente»), ne massacra di calci un altro ancora. Dà istruzioni per riscuotere un credito: «Accoltella­lo, oggi». «Oggi, oggi», ripete al galoppino mandato a eseguire. «Voglio risultati. Subito». Vinny che si schianta, in auto, contro un palo, e non si fa niente. Vinny che non si fida dei suoi uomini e va a controllar­e personalme­nte dallo sfasciacar­rozze (fotografat­o dal Fbi), che l’auto che gli aveva tagliato la strada sia proprio «carbonizza­ta». Vinny arrivato oltre gli 80 anni sorprenden­do alleati, nemici, Fbi e procurator­i federali. Vinny che non riuscivi mai a condannare, fino a ieri.

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 ??  ?? Al cinema Sopra, Vincent Asaro, detto Vinny, arrestato dall’Fbi. A sinistra, la locandina dell’opera di Martin Scorsese «Goodfellas» (Quei bravi ragazzi). Asaro aveva partecipat­o alla rapina al cargo Lufthansa raccontata nel film
Al cinema Sopra, Vincent Asaro, detto Vinny, arrestato dall’Fbi. A sinistra, la locandina dell’opera di Martin Scorsese «Goodfellas» (Quei bravi ragazzi). Asaro aveva partecipat­o alla rapina al cargo Lufthansa raccontata nel film

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