L’Upb e l’allarme sugli effetti «interni» della web tax
Doveva essere una delle maggiori innovazioni della manovra. Ma la web tax rischia di rivelarsi un boomerang ai danni delle imprese italiane. Parola dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, che ha dedicato un’analisi ad hoc al nuovo tributo del 3% sulle transazioni digitali che dovrebbe scattare dal 2019 (ma prima ci sono diversi problemi tecnici da risolvere, osserva l’Upb). Per le aziende italiane, sottolineano gli esperti, la web Tax si sommerà alle normali imposte, mentre per le multinazionali si trasformerà in un micro balzello che le metterà in regola con l’ordinamento italiano mentre continueranno a beneficiare delle aliquote ridotte applicate altrove. Secondo l’Upb, la web tax «potrebbe determinare uno svantaggio competitivo delle imprese residenti sia rispetto al mercato tradizionale interno sia rispetto al mercato internazionale. Infatti i ricavi delle imprese digitali residenti sono sottoposti non solo al nuovo tributo, ma anche alle altre imposte dirette con le aliquote vigenti in Italia, con un onere di imposta effettivo più elevato». Invece, «per le multinazionali non residenti il nuovo tributo potrebbe assolvere definitivamente agli obblighi tributari in Italia continuando a pagare aliquote di imposta irrisorie nei paesi a fiscalità privilegiata». Per rimediare c’è ancora un anno. Toccherà al prossimo governo.