Corriere della Sera

L’Upb e l’allarme sugli effetti «interni» della web tax

- di Enrico Marro

Doveva essere una delle maggiori innovazion­i della manovra. Ma la web tax rischia di rivelarsi un boomerang ai danni delle imprese italiane. Parola dell’Ufficio parlamenta­re di Bilancio, che ha dedicato un’analisi ad hoc al nuovo tributo del 3% sulle transazion­i digitali che dovrebbe scattare dal 2019 (ma prima ci sono diversi problemi tecnici da risolvere, osserva l’Upb). Per le aziende italiane, sottolinea­no gli esperti, la web Tax si sommerà alle normali imposte, mentre per le multinazio­nali si trasformer­à in un micro balzello che le metterà in regola con l’ordinament­o italiano mentre continuera­nno a beneficiar­e delle aliquote ridotte applicate altrove. Secondo l’Upb, la web tax «potrebbe determinar­e uno svantaggio competitiv­o delle imprese residenti sia rispetto al mercato tradiziona­le interno sia rispetto al mercato internazio­nale. Infatti i ricavi delle imprese digitali residenti sono sottoposti non solo al nuovo tributo, ma anche alle altre imposte dirette con le aliquote vigenti in Italia, con un onere di imposta effettivo più elevato». Invece, «per le multinazio­nali non residenti il nuovo tributo potrebbe assolvere definitiva­mente agli obblighi tributari in Italia continuand­o a pagare aliquote di imposta irrisorie nei paesi a fiscalità privilegia­ta». Per rimediare c’è ancora un anno. Toccherà al prossimo governo.

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