Sofferenze, l’Abi prevede un calo da 40 miliardi
Un taglio del 50% in tre anni. L’associazione: ma la redditività non è ancora sufficiente
Il sistema economico è in decisa ripresa, con il pil in crescita dell’1,5% il prossimo anno e dell’1,6% nel 2019, anche se con l’inflazione ancora sotto il 2%; le banche tornano a respirare, si dimezzano i crediti in sofferenza (npl) tornando a livelli fisiologici a 42,5 miliardi netti, calano le spese, salgono i ricavi in particolare dai servizi (+4,1%). Questa è la previsione dell’Abi, l’associazione delle banche italiane, contenuta nel rapporto di previsione sul triennio 2017-2019.
Tutto a posto dunque? Non proprio: perché le banche, pur tornando a fare utili, avranno una redditività molto lontana dai livelli a due cifre del passato; il rendimento (roe) sarà pari al 5,2% solo a fine 2019, mentre nel biennio 2017-2018 sarà attorno al 2,4%, ovvero «senza raggiungere livelli sufficienti a remunerare adeguatamente il capitale», sottolinea lo studio Abi. Insomma, il problema della redditività continuerà a porsi per le banche, che per di più dovranno portare il peso – non ancora quantificato, se non da Unicredit – delle novità regolamentari in arrivo dall’Eba, dai nuovi principi contabili, da Basilea4, dalla Bce. E se l’economia non fosse in ripresa, le conseguenze sulla redditività potrebbero anche essere maggiori.
Per fortuna aiuta la ripresa, ormai consolidata, che comporterà per le banche minori nuovi accantonamenti e più impieghi (+2,8%) rispetto agli anni della crisi più nera. Secondo l’Abi Financial Outlook (Afo), lo scenario macroeconomico — costruito con gli uffici studi delle principali banche operanti in Italia — presenta significativi miglioramenti nelle prospettive di crescita dell’economia, sia a livello mondiale sia, in particolare, per l’Europa e per l’Italia. Tuttavia il mondo è sempre più esposto a rischi di natura geopolitica e alla «possibile estensione di politiche protezionistiche».
In particolare per quanto riguarda l’Italia, sia per la positiva fase ciclica sia per la prudenza con cui la Bce ha detto di voler agire sui tassi l’Abi vede uno scenario di «ripresa e consolidamento» dell’economia italiana (8 decimi di punto l’incremento sulle precedenti stime di luglio) grazie alla ripartenza degli investimenti e ai consumi delle famiglie, questi ultimi in viaggio verso livelli pre-crisi. Bene le politiche pubbliche con un deficit/Pil in calo (-1,6% nel 2018 e -0,8% l’anno dopo) e un debito pubblico che si riduce al 127,1% a fine triennio. Commenta l’Abi: «Nel complesso l’attuale impostazione delle politiche di bilancio dovrebbe permettere di coniugare l’obiettivo di rientro del debito con l’esigenza di sostenere la crescita economica».
Gli effetti del ciclo positivo si riverbereranno sul problema più grave per le banche italiane: gli npl. A fine 2019 le sofferenze nette scenderanno a 42,5 miliardi, -40 miliardi nel triennio, in particolare grazie alle cessioni di colossi come Unicredit, Mps, Banco Bpm.