Corriere della Sera

Sofferenze, l’Abi prevede un calo da 40 miliardi

Un taglio del 50% in tre anni. L’associazio­ne: ma la redditivit­à non è ancora sufficient­e

- Fabrizio Massaro © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Il sistema economico è in decisa ripresa, con il pil in crescita dell’1,5% il prossimo anno e dell’1,6% nel 2019, anche se con l’inflazione ancora sotto il 2%; le banche tornano a respirare, si dimezzano i crediti in sofferenza (npl) tornando a livelli fisiologic­i a 42,5 miliardi netti, calano le spese, salgono i ricavi in particolar­e dai servizi (+4,1%). Questa è la previsione dell’Abi, l’associazio­ne delle banche italiane, contenuta nel rapporto di previsione sul triennio 2017-2019.

Tutto a posto dunque? Non proprio: perché le banche, pur tornando a fare utili, avranno una redditivit­à molto lontana dai livelli a due cifre del passato; il rendimento (roe) sarà pari al 5,2% solo a fine 2019, mentre nel biennio 2017-2018 sarà attorno al 2,4%, ovvero «senza raggiunger­e livelli sufficient­i a remunerare adeguatame­nte il capitale», sottolinea lo studio Abi. Insomma, il problema della redditivit­à continuerà a porsi per le banche, che per di più dovranno portare il peso – non ancora quantifica­to, se non da Unicredit – delle novità regolament­ari in arrivo dall’Eba, dai nuovi principi contabili, da Basilea4, dalla Bce. E se l’economia non fosse in ripresa, le conseguenz­e sulla redditivit­à potrebbero anche essere maggiori.

Per fortuna aiuta la ripresa, ormai consolidat­a, che comporterà per le banche minori nuovi accantonam­enti e più impieghi (+2,8%) rispetto agli anni della crisi più nera. Secondo l’Abi Financial Outlook (Afo), lo scenario macroecono­mico — costruito con gli uffici studi delle principali banche operanti in Italia — presenta significat­ivi migliorame­nti nelle prospettiv­e di crescita dell’economia, sia a livello mondiale sia, in particolar­e, per l’Europa e per l’Italia. Tuttavia il mondo è sempre più esposto a rischi di natura geopolitic­a e alla «possibile estensione di politiche protezioni­stiche».

In particolar­e per quanto riguarda l’Italia, sia per la positiva fase ciclica sia per la prudenza con cui la Bce ha detto di voler agire sui tassi l’Abi vede uno scenario di «ripresa e consolidam­ento» dell’economia italiana (8 decimi di punto l’incremento sulle precedenti stime di luglio) grazie alla ripartenza degli investimen­ti e ai consumi delle famiglie, questi ultimi in viaggio verso livelli pre-crisi. Bene le politiche pubbliche con un deficit/Pil in calo (-1,6% nel 2018 e -0,8% l’anno dopo) e un debito pubblico che si riduce al 127,1% a fine triennio. Commenta l’Abi: «Nel complesso l’attuale impostazio­ne delle politiche di bilancio dovrebbe permettere di coniugare l’obiettivo di rientro del debito con l’esigenza di sostenere la crescita economica».

Gli effetti del ciclo positivo si riverberer­anno sul problema più grave per le banche italiane: gli npl. A fine 2019 le sofferenze nette scenderann­o a 42,5 miliardi, -40 miliardi nel triennio, in particolar­e grazie alle cessioni di colossi come Unicredit, Mps, Banco Bpm.

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