Donne prete? Prima va ripensato il sacerdozio
Le riflessioni di Vittorio Mencucci sulle conseguenze del processo di secolarizzazione: le pubblica Il pozzo di Giacobbe
Il titolo del libretto di Vittorio Mencucci, Donna sacerdote? Ma con quale
Chiesa? (Il pozzo di Giacobbe) risulta fuorviante. Il tema del sacerdozio femminile, infatti, viene affrontato in poche battute all’inizio e più ampiamente solo al termine di quello che appare invece il bilancio di una vita dedicata al sacerdozio cattolico.
L’autore, ordinato presbitero nel 1961, ha conosciuto un percorso, per così dire, «professionale» inconsueto se paragonato a quello della maggior parte dei confratelli: il suo ministero si è accompagnato alla prevalente attività di insegnamento della storia e della filosofia nei licei pubblici, per declinarsi nella più consueta figura del parroco in cura d’anime solo dopo il pensionamento dalla scuola.
Da questa particolare prospettiva, nutrita da una formazione culturale più ampia rispetto a quella comune all’epoca e ancor più oggi, è stato possibile osservare il progressivo venir meno, sotto i colpi del processo di secolarizzazione, del ruolo del prete cattolico quale «funzionario del sacro» riconosciuto e accettato dalla società. Il sacerdote si è così trovato a dover reinventare il proprio ruolo, spesso in termini assistenziali o di intervento sociale, in un contesto che pare non aver più bisogno del sacro o, se lo cerca, lo trova in dimensioni diverse da quella della religione tradizionale.
Ancora più grave appare la frattura, consumatasi a partire dagli anni Settanta, tra la Chiesa cattolica e il mondo femminile, dovuta all’incomprensione, se non all’ostilità, dell’istituzione ecclesiastica per i grandi mutamenti intervenuti a partire da allora nella comprensione che di sé e del proprio ruolo nella società hanno le donne. Ciò ha segnato la fine della loro funzione di prime trasmettitrici della fede, contribuendo così in modo decisivo al processo di secolarizzazione. Per questo, ogni riflessione sull’eventuale sacerdozio femminile nella Chiesa cattolica potrà avere un senso solo a partire da un profondo ripensamento dell’idea stessa del sacerdozio e dall’abbandono della sua dimensione sacrale.