Fede irresistibile Una rimonta d’oro «Da non crederci»
Brignone vince il gigante e Fill 2° in combinata
+Da Dominik a Federica, con l’aggiunta di Peter. Lo sci azzurro ha deciso di anticipare i botti di San Silvestro e ha concluso l’anno con quell’impennata che tanti speravano e che non tutti immaginavano: dopo la vittoria di Paris nella discesa di Bormio, ecco quella della Brignone nel gigante di Lienz, in rimonta su due teste coronate, la Rebensburg e la Shiffrin. E in Valtellina, Fill aggiunge il secondo posto nella supercombinata impacchettata dal francese Pinturault, scampato per un soffio alla seconda zampata di Domme: quando era ormai a un passo dal trionfo-bis, infatti, Paris ha inforcato, tradito da una tripla. Peccato perdere così, ma la combinata torna ad essere per l’Italia un territorio di caccia e non di agguati subiti.
Però è l’impresa di Federica Brignone il fatto centrale di una giornata che, sul fronte femminile, segna la prima gara senza podio della Moelgg (aveva tre terzi posti consecutivi), la nuova occasione mancata dalla Bassino e il mezzo passo indietro della Goggia tra le porte larghe, anche se il quinto posto nella manche iniziale dimostra che Sofia può rilanciarsi pure nella specialità in cui un anno fa era regolarmente al vertice. Ma tutto questo diventa secondario rispetto al capolavoro di «Fede»: quarta e insoddisfatta a metà gara, una furia nella seconda manche. Era in ritardo nei primi due intertempi, ma nessuna ha sciato come lei sul muro. Successo numero 9 e podio numero 20 della carriera, in un luogo carico di suggestioni. Dieci anni fa, stesso posto e stessa gara, Denise Karbon aggiungeva un’altra perla alla sua annata magica, culminata con la conquista del trofeo di specialità. Quel giorno, invece, Federica debuttava nella Coppa del Mondo. «Ho ripensato a quei momenti — dice —: una circostanza indimenticabile. Oggi mi sono pure commossa, non mi aspettavo di vincere: ci metterò tanto a realizzare quello che ho fatto».
Comprensibile. Verso la fine degli allenamenti estivi, la Brignone è stata colpita dalla pubalgia e temeva che tutto andasse a catafascio: «Il dubbio c’è stato: non sapevo se ce l’avrei fatta». Lo stop è stato lungo, il lavoro differenziato ha rappresentato una sofferenza in più. «All’inizio mi pareva già bello il solo rientrare alle gare. È successo a Killington, negli Usa: ero contenta di esserci. Il quarto posto nel superG di St.Moritz ha poi squarciato il buio: ho capito che ero sulla buona strada e che avrei potuto impegnarmi negli allenamenti. Il lavoro nello sci è tutto, i risultati non si inventano».
È stata una risalita complicata, un po’ come quella che ha fatto sott’acqua, con tuta da gara e sci ai piedi, quando ha partecipato all’iniziativa «Traiettorie liquide» per sensibilizzare sull’inquinamento dei mari. «Adesso la traiettoria giusta l’ho trovata pure sulla neve» commenta, ringraziando chi le è stata vicino. Un posto speciale ce l’ha suo fratello Davide: «Gli basta uno sguardo per capire come sto. La motivazione umana è importante tanto quanto la tecnica. Siamo in giro per il mondo, a volte ci mancano i riferimenti: con lui ho trovato un compagno di viaggio».
Questo percorso ancora non ha una meta certa. L’idea di seguire proprio le orme della Karbon verso la coppa è difficilmente percorribile («Ho saltato la prima gara e in un’altra sono caduta»), ma il sogno olimpico è vivo. Da ieri, molto di più.