Corriere della Sera

Stati Uniti invadenti o Ue troppo docile?

L’obiettivo di Washington sarebbe quello di trasferire progressiv­amente all’estero i controlli di polizia che sono stati fatti sinora negli Stati Uniti

- di Sergio Romano

Dopo l’attacco alle torri gemelle dell’11 settembre 2001, George W. Bush, eletto alla presidenza degli Stati Uniti nel novembre dell’anno precedente, prese due decisioni che continuano a produrre effetti politici e istituzion­ali anche per l’Europa. Promulgò una legge (il Patriot Act) che restituiva alla Cia alcuni poteri perduti negli anni precedenti e prevedeva per i jihadisti una giustizia sommaria. Creò un nuovo ministero, il Dipartimen­to di sicurezza interna (Department of Homeland Security) che è per molti aspetti un ministero di polizia.

Nato per contrastar­e il terrorismo islamista, questo Dipartimen­to ha progressiv­amente allargato le sue competenze alla criminalit­à organizzat­a, al problema della immigrazio­ne e ai disastri naturali. Nell’ultimo documento annuale sulla sicurezza nazionale, pubblicato dalla Casa Banca negli scorsi giorni, è scritto che «gli Stati Uniti devono assicurare maggiori risorse allo smantellam­ento del crimine trans-nazionale. Alcune organizzaz­ioni dispongono di una rete di distribuzi­one globale. Forniscono droga alle comunità americane, attizzano il fuoco della violenza tra bande, praticano il crimine informatic­o. Daremo ai nostri combattent­i di prima linea (Dipartimen­to della sicurezza interna, polizia, intelligen­ce) gli strumenti, l’autorità e le risorse necessarie per fermare i terroristi prima che siano in grado di agire».

È un programma condivisib­ile. Ma esiste nel metodo americano un aspetto che suggerisce qualche perplessit­à. I «combattent­i di prima linea» non lavorano soltanto sul territorio degli Stati Uniti. Il New York Times del 28 dicembre ha pubblicato un articolo di Ron Nixon da cui risulta che gli agenti del Dipartimen­to attivi all’estero sarebbero 2000. Sulla loro precisa dislocazio­ne non abbiamo particolar­i, ma sappiamo che

Negoziato Collaborar­e è necessario, ma è meglio che questa materia venga regolata a Bruxelles per l’intera Ue

non si limitano a sorvegliar­e mari e cieli per intercetta­re navi e aerei impegnati nel traffico di droga. L’obiettivo del governo americano sarebbe quello di trasferire progressiv­amente all’estero i controlli di polizia che sono stati fatti sinora negli Stati Uniti.

Qualcosa del genere accade anche in Europa. Prima di Brexit, Francia e Gran Bretagna si erano accordati per fare il controllo dei migranti a Calais e quello dei viaggiator­i diretti nel Regno Unito in una stazione ferroviari­a di Parigi (la Gare du Nord). Ma questi accordi erano stati conclusi tra Paesi appartenen­ti a una Unione potenzialm­ente federale. Mentre quelli con gli Stati Uniti verrebbero fatti con un Paese che ha una evidente propension­e a considerar­e terra americana quella in cui i suoi agenti lavorano. L’Italia ne ha fatto una doppia esperienza: quando un aereo dei marines provenient­e da Aviano, nel 1998, tranciò il cavo della funivia di Cermis, nella provincia di Trento, e, provocò la morte di 20 persone; quando alcuni agenti della Cia nel 2003 rapirono un imam nelle strade di Milano per consegnarl­o all’Egitto dove gli interrogat­ori sarebbero stati meno attenti alle regole delle democrazie occidental­i.

Collaborar­e contro il terrorismo e la criminalit­à organizzat­a è necessario alla sicurezza delle democrazie. Ma gli americani saranno tanto più «extraterri­toriali», soprattutt­o dopo l’ingresso di Donald Trump alla Casa Bianca, quanto più docile è il partner o l’alleato con cui devono trattare. È meglio quindi che queste materie vengano regolate a Bruxelles per l’intera Unione come è accaduto nel 2007 quando la Commission­e negoziò con gli Stati Uniti un accordo sulla comunicazi­one alle autorità americane dei dati relativi ai passeggeri di voli provenient­i dall’Europa. In ultima analisi il problema è europeo e potrebbe essere più facilmente risolto dopo l’uscita della Gran Bretagna dalla Unione. Sino a quando non avremo una efficace Autorità comune per la sicurezza delle nostre frontiere sarà inutile e poco dignitoso limitarsi a deplorare l’invadenza americana.

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