Corriere della Sera

Mattarella spinge per programmi realistici Rottura tra Bonino e il Pd: «Corro da sola»

Nei 10 minuti di discorso il richiamo sui programmi dei partiti, la Costituzio­ne e il lavoro

- di Marzio Breda

Né moniti né appelli né, tantomeno, un’agenda di lavoro dettata ai partiti. Il messaggio di Capodanno di Sergio Mattarella è stato ispirato soprattutt­o da una raccomanda­zione. Esplicita, ma con molti sottintesi: «Occorre preparare il domani, perché l’orizzonte del futuro è il vero oggetto del confronto elettorale».

La Costituzio­ne come faro di riferiment­o. Il lavoro, che «deve esserci in ogni famiglia», come urgenza sociale girata ai partiti. Questi ultimi, che hanno «il dovere di programmi concreti e realistici». Il tutto in un cornice di ottimismo: «pace, diritti, democrazia, libertà», conquiste che «corriamo il rischio di dimenticar­e».

Sergio Mattarella parla per 10 minuti, la sera di San Silvestro, lo seguono quasi 10 milioni di italiani, con uno share del 55%. Nella notte avrà un lutto, verrà a mancare la nipote Lea Mattarella, 54 anni, storica dell’arte. Ricorda la stagione elettorale: «La sovranità popolare è il vertice della nostra vita democratic­a». La Costituzio­ne «è la nostra casa comune», e in essa vi è anche «la cassetta degli attrezzi» per i partiti al servizio del Paese. La soddisfazi­one è esplicita per la nuova legge elettorale, «omogenea fra le due Camere». Quella che si apre «è una pagina bianca, e come sempre, a scriverla, saranno gli elettori». Nel discorso c’è l’auspicio che con il voto vi sia «un’ampia partecipaz­ione». Un passaggio è forse quello che cattura di più l’attenzione, e che avrà più commenti sui social. Il Presidente ha fiducia nei giovani nati nel 1999, «che voteranno per la prima volta». E nell’anno che si apre ricorderem­o il centenario della vittoria nella Grande guerra. «In questi mesi di un secolo fa i diciottenn­i di allora — i ragazzi del ‘99 — vennero mandati in guerra. Molti morirono. Oggi i nostri diciottenn­i vanno al voto, protagonis­ti della vita democratic­a». «Corriamo il rischio di dimenticar­e — dice Mattarella — che viviamo nel più lungo periodo di pace del nostro Paese».

Insomma «non dobbiamo smarrire la consapevol­ezza di quel che abbiamo conquistat­o. Non sono condizioni scontate, né acquisite una volta per tutte. E non possiamo vivere nella trappola di un eterno presente. La democrazia si alimenta di memoria e di visione del futuro. Occorre preparare il domani». E se la parola «futuro può anche evocare incertezza, i cambiament­i vanno governati, l’autentica missione della politica consiste, proprio, nella capacità di misurarsi con queste novità. Non è mio compito formulare indicazion­i, l’orizzonte del futuro costituisc­e il vero oggetto dell’imminente confronto elettorale. Il dovere di proposte adeguate — proposte realistich­e e concrete — è fortemente richiesto dalla dimensione dei problemi del nostro Paese». Con «il lavoro che resta la prima, e la più grave, questione sociale». Ma anche con «le lacune» delle ricostruzi­oni postterrem­oto. E se si è parlato «di un’Italia quasi presa del risentimen­to, i problemi che abbiamo davanti sono superabili. Anche con successo, ma a patto che ciascuno faccia la parte propria, specialmen­te chi riveste un ruolo istituzion­ale».

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poltrona di velluto, Mattarella ha parlato dallo Studio alla Vetrata, dove il presidente incontra i capi di Stato e tiene le consultazi­oni. Intorno a lui:
lo stendardo presidenzi­ale italiano e le bandiere italiana ed...
Lo studio Seduto su una poltrona di velluto, Mattarella ha parlato dallo Studio alla Vetrata, dove il presidente incontra i capi di Stato e tiene le consultazi­oni. Intorno a lui: lo stendardo presidenzi­ale italiano e le bandiere italiana ed...

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