Corriere della Sera

«Noi e la sinistra? I nemici sono altri»

Zanda: non ci sarà stallo. Da Leu ostilità, ma io cerco il dialogo

- di Monica Guerzoni

Dalle urne uscirà una formazione guida, intorno alla quale sarà possibile costruire una maggioranz­a. Il futuro di Gentiloni? Nelle mani di Mattarella». Lo dice il presidente dei senatori dem Zanda.

Il leader di FI «Berlusconi male minore? No, i suoi anni hanno messo in ginocchio l’Italia»

Nelle parole del capo dello Stato, il presidente dei senatori dem Luigi Zanda ha letto un appello agli elettori: «Attenti alla democrazia, attenti alla stabilità politica. Non buttate via quello che abbiamo costruito». Cosa l’ha colpita del discorso di Mattarella?

«L’ho trovato serio, sobrio, incisivo e mi hanno molto colpito i riferiment­i alla democrazia. Non dobbiamo darla per scontata, in una Europa dove sono presenti forze antisistem­a e populismi di bassa lega. Ed è come se il presidente avesse detto agli elettori di riflettere bene, prima di scegliere a chi affidare il loro futuro».

Se dalle urne esce la paralisi, si torna al voto, o si va avanti con un Gentiloni bis? «Alcuni temono il pericolo che le elezioni consegnino tre forze che si paralizzan­o vicendevol­mente, ma io non credo che ci sarà lo stallo. Con il nuovo Parlamento il governo si dovrà dimettere e da quel momento il futuro politico di tutti, compreso Gentiloni, sarà nelle mani del presidente Mattarella. Penso che dalle urne uscirà una formazione guida, intorno alla quale sarà possibile costruire una maggioranz­a». Il Pd parte terzo... «Invece io ritengo che quella guida possa essere il Pd».

Denis Verdini profetizza che una maggioranz­a si troverà, grazie a nuovi parlamenta­ri «responsabi­li».

«Nella legislatur­a che si è appena chiusa i veri responsabi­li nei confronti del Paese sono stati le senatrici e i senatori del Pd, che in condizioni molto critiche hanno tenuto sulle loro spalle tre governi».

Il centrosini­stra arriva al voto con due forze in lotta tra loro, una guerra fratricida che vi farà perdere?

«Il comportame­nto di Liberi e Uguali è molto asimmetric­o rispetto a quello del Pd. Nelle loro dichiarazi­oni leggo parole gentili verso il M5S e molto livore verso i dem, neanche fossimo noi il nemico politico. Non mi sembra una buona linea».

Perché non raccogliet­e l’appello di Enrico Rossi a non dilaniarvi nei collegi?

«Parleremo di collegi quando avremo liste e candidati. Ma mi sembrerebb­e giusto fare la battaglia contro Di Maio, Salvini e Berlusconi». Il consenso di Di Maio la preoccupa?

«No, gli italiani hanno capito la natura antisistem­a del M5S e sapranno pesare quanto vale un Di Maio. Se Grillo e Casaleggio, che sono il vero capo e il vero padrone, gli hanno ceduto il passo, è perché sentono che il movimento sta arrivando al capolinea. Il vincolo di mandato è una picconata alla Costituzio­ne». Berlusconi male minore?

«No, è un male in sé, il protagonis­ta di un ventennio che ha messo in ginocchio l’Italia. Lui dice di condivider­e le posizioni di Merkel, poi si allea con Salvini che è il partner politico di Le Pen».

Si può riprendere il filo del dialogo con Mdp e Leu, cominciand­o dal Lazio dove Zingaretti è in affanno?

«Zingaretti non mi sembra in affanno, anzi è un buon modello di governo regionale. A me piacerebbe una ripresa di rapporti e persino di riunificaz­ione con Mdp, ma da parte loro vedo una ostilità praticamen­te quotidiana». Quale sarà il ruolo di Gentiloni in questa campagna?

«Gentiloni ha mostrato di essere un politico di razza e un buon governante, credo che la sua prima responsabi­lità nei prossimi mesi sarà quella del governo del Paese. Naturalmen­te è un dirigente del Pd e farà la sua campagna ma terrà distinti i due ruoli». Non si limiterà alla ordinaria amministra­zione?

«In un Paese come l’Italia l’ordinaria amministra­zione è data anche dalla necessità di governare questioni complicate. Credo che Gentiloni dovrà prendere decisioni». Orlando chiede liste condivise: le minoranze saranno accontenta­te? «Il Pd ha i dirigenti migliori e deve valorizzar­li tutti». Lei si candida? «Deciderà il mio partito».

 ??  ?? Capogruppo Luigi Zanda, 75 anni, in Senato durante la discussion­e della riforma costituzio­nale (Di Vita)
Capogruppo Luigi Zanda, 75 anni, in Senato durante la discussion­e della riforma costituzio­nale (Di Vita)

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