Assalto alle caserme in Iran
Il presidente Rouhani: un piccolo gruppo di illegali. Trump: ha fallito, è tempo di cambiare Tredici vittime nelle strade. Arrestata la ragazza simbolo dei manifestanti
Sale la violenza delle manifestazioni antigovernative in Iran: le forze di sicurezza hanno respinto «dimostranti armati» che cercavano di prendere d’assalto stazioni di polizia e basi militari. Tredici i morti nelle strade. Arrestata a Teheran la ragazza che si era tolta il velo diventando simbolo della protesta. Rouhani: piccolo gruppo di illegali. Trump: è tempo di cambiare.
«Gli iraniani sono scesi in strada perché non ne possono più dei problemi economici e sociali che da decenni li affliggono, ma è troppo presto per affermare che in Iran è in corso una rivoluzione. Queste sono proteste senza un leader e senza un obiettivo precisi: i manifestanti si lamentano per il carovita, l’inflazione, la disoccupazione e la corruzione. E le loro lamentele si declinano in modo diverso nelle differenti località». L’ex deputata riformatrice Jamileh Kadivar commenta così la situazione in Iran. Esponente del Movimento Verde d’opposizione del 2009, Jamileh Kadivar vive in esilio a Londra con il marito Ataollah Mohajerani, ministro della Cultura durante la presidenza del riformatore Muhammad Khatami.
Perché le proteste sono iniziate nella città nordorientale di Mashad?
«A Mashad la popolazione ha avuto molti problemi, soprattutto finanziari: istituti di credito hanno preso a prestito denaro dai cittadini e non lo hanno restituito. Conservatori come l’ayatollah Ahmad Alamolhoda, che guida la preghiera del venerdì, hanno incoraggiato le proteste».
Le manifestazioni, però, poi si sono diffuse altrove.
«Coloro che hanno dato avvio alle prime proteste non sono stati in grado di controllare i manifestanti. Inizialmente l’obiettivo era criticare alcune misure economiche e sociali del presidente moderato Hassan Rouhani, ma poi la gente ha preso di mira tutto l’establishment della Repubblica Islamica, incluso
Destra e sinistra Molto diverso dal 2009: oggi prendono di mira destra e sinistra, senza distinzioni
la guida suprema Ali Khamenei».
Ha l’impressione che queste proteste siano fomentate da «agenti stranieri», come dichiarato da diversi esponenti della Repubblica Islamica?
«Inizialmente i manifestanti urlavano contro Rouhani. Ma già il secondo giorno gli slogan erano cambiati. L’impressione è che altri, forse dall’estero, abbiamo provocato le proteste in altre città. Dopotutto, le autorità saudite avevano preannunciato un intervento in Iran. Per questo domenica il presidente Rouhani ha fatto riferimento ad agenti stranieri che avrebbero appoggiato i manifestanti, anche con denaro. In ogni caso le proteste al principio sono state del tutto spontanee».
In piazza ci sono anche le donne.
«In questi ultimi mesi si sono accumulate le proteste dei giovani perché non trovano lavoro, degli operai che non ricevono il salario alla fine del mese, dei pensionati, dei poveri, e delle donne a cui viene imposto il velo. Tutti reclamano maggiori libertà, chiedono di combattere la corruzione e diminuire il divario tra ricchi e poveri».
Lei è stata una esponente di spicco del Movimento Verde di opposizione che nel 2009 era stato duramente represso. Che cosa resta di quella stagione?
«Quello che sta succedendo oggi in Iran è diverso. I manifestanti non gridano slogan a favore del Movimento Verde, sembrano averlo dimenticato. E prendono di mira tutti i politici, destra e sinistra, senza distinzione, considerandoli in uguale misura responsabili del malessere del Paese».