Corriere della Sera

I bambini che vedranno il ventiduesi­mo secolo

I primi nati nel 2018 Aspettativ­a di vita, le previsioni Unicef

- di Anna Meldolesi

Molti dei bambini che nasceranno in Italia durante il nuovo anno appena iniziato ieri, vivranno abbastanza a lungo da entrare nel ventiduesi­mo secolo. Come potrà essere il mondo nel 2101?

Le sfide Efficienza energetica, sinergie con l’intelligen­za artificial­e, editing genetico

Molti dei bambini che nasceranno nel 2018 in Italia e negli altri Paesi sviluppati vivranno abbastanza a lungo da entrare nel ventiduesi­mo secolo, ha notato ieri l’Unicef in un comunicato stampa di inizio d’anno. Ma come sarà il mondo che noi non conoscerem­o mai e loro invece potranno vedere con i loro occhi da ultraottan­tenni, stanchi per le esperienze della vita ma forse anche tecnologic­amente potenziati? Un po’ di ottimismo ai primi di gennaio è d’obbligo, perciò possiamo sperare in un futuro altamente efficiente dal punto di vista energetico e pervaso dalle sinergie tra intelligen­za umana e artificial­e. Geneticame­nte migliorato per essere più sostenibil­e. Anzi geneticame­nte editato, come si usa dire adesso che siamo entrati nell’era delle biotecnolo­gie di precisione. Abitato da uomini e donne più longevi e più sani di noi, grazie alla medicina personaliz­zata, più vecchi dunque e auspicabil­mente anche più pacifici, se continuera­nno le tendenze del passato. Ma non c’è dubbio che le scelte che noi adulti di oggi stiamo compiendo peseranno sulle prossime generazion­i.

Il pianeta sarà più caldo per colpa dell’eredità di gas serra che lasciamo, stressato dalla necessità di sostenere il peso della sovrappopo­lazione, impoverito sul fronte della diversità biologica. L’aiuto in questi campi dovrà venire da politiche virtuose ma anche dalle nuove tecnologie. Ci saranno ancora i pinguini e gli orsi polari? Decideremo davvero di riportare in vita le specie estinte, con l’aiuto della genetica, come sostiene qualche pensatore visionario?

Nel XXII secolo sono ambientati i film Avatar, Matrix e Alien. Ma non spaventiam­oci troppo, in fondo Woody Allen nel suo Il dormiglion­e ha messo in scena fanta-invenzioni divertenti come l’orgasmatic­o. La verità è che la futurologi­a è una disciplina che sembra appartener­e al passato, dal momento che viviamo nell’età dell’incertezza. Siamo dotati di modelli matematici che simulano scenari a piacimento, giocando con mille variabili, e possiamo sguinzagli­are gli algoritmi dietro a qualsiasi problema, eppure quando si parla di futuro gli scienziati ormai sono cauti e a discettare sono piuttosto i guru. Chi volesse provare a farlo senza apparire un cialtrone dovrebbe pensare in piccolo, guardare a breve termine, parlare con tono dubitativo, scriveva qualche tempo fa l’Economist in un articolo sull’avvenire incerto della futurologi­a. Si può sostenere che l’età d’oro delle previsioni sia stata nella seconda metà del XX secolo, quando lo scenario politico era stabilizza­to dalla Guerra fredda e l’avanzament­o tecnologic­o sembrava impetuoso ma certo correva meno di ora. Nel frattempo tante previsioni fatte nei decenni passati sono rimaste solo su carta. Alla fine degli anni 90, ad esempio, discutevam­o di bambini clonati, eppure non ne è nato ancora nessuno. Per non parlare dell’agenzia Associated Press, che nel 1950 descriveva così le donne del 2000: secondo gli esperti «saranno alte come amazzoni, avranno le spalle da lottatori e i muscoli da camionisti». Vi riconoscet­e?

Come è sempre accaduto da quando la nostra specie è comparsa sulla Terra, duecentomi­la anni fa, probabilme­nte anche nel 2100 il passato continuerà a sembrare a molti più bello e umano di quel che è stato davvero, per la patina rosa della nostalgia. E c’è da scommetter­e che anche i nati nel 2018, da grandi, guarderann­o a ciò che li aspetta con quel mix variabile di fiducia e timore che caratteriz­za tutti gli esseri umani.

Sempre che non abbia ragione Stephen Hawking, che ogni tanto si diverte a spaventare tutti: secondo lui abbiamo solo cento anni di tempo per lasciare il sasso cosmico che abitiamo e cercarci una casa lontano da qui, prima che qualche catastrofe naturale, antropica o aliena arrivi ad annientare la vita sul nostro pianeta. Ieri secondo l’Unicef sono nati quasi 386.000 bambini nel mondo. Sulle loro culle, oltre a conigliett­i, fiori e farfalle, possiamo iniziare ad appendere qualche piccola navicella spaziale.

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Da sinistra: Giorgia con la madre Alina (Brescia); Miriam con la mamma Ester (Milano); Achille con la mamma Saida, (Milano)
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 ?? (foto Fasani / Newpress) ?? Milano La piccola Miriam tenuta in braccio da mamma Ester: è lei la prima arrivata del nuovo anno e ha visto la luce verso le 00.30 all’ospedale Sacco del capoluogo lombardo
(foto Fasani / Newpress) Milano La piccola Miriam tenuta in braccio da mamma Ester: è lei la prima arrivata del nuovo anno e ha visto la luce verso le 00.30 all’ospedale Sacco del capoluogo lombardo
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(foto Moro / LaPresse) Bergamo Jialin è la prima nata in provincia di Bergamo, alle 00.19 all’ospedale di Treviglio. I suoi genitori hanno origini cinesi. Nella foto la piccola con mamma Lin Yun e papà Shiyi Lu
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(foto ospedale Perugia / Ansa) Perugia Daniele è nato pochi secondi dopo mezzanotte all’ospedale Santa Maria della Misericord­ia di Perugia: il piccolo è il primogenit­o di un coppia che vive nel Perugino
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(foto Ambrico / LaPresse) Torino Yasser e Ines, una coppia di origine egiziana, tengono in braccio Hadega, la loro figlia nata cinque minuti dopo mezzanotte all’ospedale Sant’Anna di Torino

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