«Tradita la Carta». Bonino rompe con i dem
L’accusa: dal Viminale scelte incostituzionali sulle firme «+Europa» correrà da sola. I rischi per Renzi nei collegi Berlusconi: l’euro gestito da Prodi ha peggiorato l’Italia
Primo giorno dell’anno e prima polemica elettorale in vista del voto del 4 marzo. È quella sollevata dalla lista +Europa, guidata da Emma Bonino, che assieme agli altri promotori (Magi e Della Vedova) denuncia che a causa della «interpretazione richiesta a gran voce dalle opposizioni del centrodestra e “ufficializzata” dal Viminale», la stessa lista sarà costretta a presentarsi alle elezioni autonomamente e non in collegamento con altri partiti visto che è prevalsa una «interpretazione logicamente surreale e giuridicamente incostituzionale» di una norma della legge elettorale. Il casus belli è quello della raccolta di firme necessarie per presentare la lista: ne servono molte per i gruppi che non hanno rappresentanza in Parlamento, e per andare in coalizione serve raccoglierle su moduli che già indichino i nomi dei candidati nei collegi uninominali (che ancora non sono stati stabiliti) senza che questo permetta comunque di indicare il proprio simbolo e la propria lista. Ecco perché la Bonino ha scelto la strada della corsa autonoma, impervia, annunciando l’apertura immediata della raccolta firme.
Non è una buona notizia per Matteo Renzi, perché a questo punto i candidati di +Europa si presenteranno da soli nei collegi e il rischio è che sottraggano voti proprio al Pd. «C’è l’impegno del Pd a sostenere la raccolta delle fir- me. Andare divisi è un danno per tutti», avverte Piero Fassino. Anche per questo per l’ex premier è necessario premere sull’acceleratore della campagna elettorale, che vedrà tra gli slogan quello affidato a un intervento sul Corriere dell’Umbria diretto da Franco Bechis: «Le tre priorità per il 2018? Lavoro, lavoro, lavoro. Vogliamo aumentare la quantità del lavoro e migliorarla, specie per i più giovani».
Ma la corsa elettorale accende anche il centrodestra. Sempre ai giornali di Bechis si affida anche Silvio Berlusconi, che parla a sua volta di economia citando modelli stranieri. In particolare, il leader di FI non pensa ci si possa affidare «a un modello straniero» per far ripartire l’economia, e «tantomeno a quello di Trump», anche se «la sua riforma fiscale è da imitare».
«Macron? È brillante e preparato, ma la sua è una sinistra che ha distrutto la sinistra storica. Forse è un bene ma non è il nostro modello». E dopo una rinnovata bacchettata a Prodi — «con l’introduzione dell’euro ha peggiorato l’Italia, con quelle modalità e a quei valori improvvidamente accettati ha dimezzato i redditi e i risparmi degli italiani» — Berlusconi parla della Merkel: «Condividiamo i valori di fondo, la visione dello Stato e della società, ma neppure lei è un modello».
Parole che chissà se piaceranno a Matteo Salvini, convinto comunque che il centrodestra il 4 marzo «vincerà: vi do questo annuncio, non ho dubbi». Ma poi, affonda il leader della Lega, bisogna chiedersi «cosa arriva?». Il riferimento è al sottosegretario Gentile che pur essendo al governo invita a votare FI. Con il solito avvertimento: attenti ad imbarcare transfughi dal centrosinistra: «Chiedo coerenza, chiedo serietà. Altrimenti, se mettiamo insieme l’Arca di Noè, poi è difficile fare le riforme che vogliamo».
I risparmi dimezzati Il leader di Forza Italia: con quei valori si sono dimezzati i risparmi e i redditi