Incinta, 18 anni, uccisa in strada per un prosciutto Così il Venezuela sta precipitando
Ad Alexandra hanno sparato alla testa per un prosciutto. Anzi, mezzo. Lo aveva vinto alla lotteria di Stato, il suo nome era stato estratto assieme a quello di altri sei milioni di «fortunati» venezuelani, che avrebbero festeggiato con il tradizionale «pernil» di Natale, anche se ormai era già l’ultimo dell’anno. Alexandra Conopoi aveva diciotto anni e non voleva perdersi quel mezzo prosciutto. Così sabato si è messa in coda, paziente, nonostante la gravidanza avanzata. Era incinta di cinque mesi.
Si è unita alla lunga fila alle 9 di sera, fuori dal centro di distribuzione della Guardia del Pueblo ad Antímano, uno dei quartieri più poveri e violenti della zona Ovest di Caracas. Ha aspettato per ore, in piedi, come i venezuelani sanno fare da tempo ormai. Alle tre del mattino, sono arrivati due agenti della Guardia Nazionale, i «fedelissimi» del presidente Nicolás Maduro: «Erano ubriachi — ha raccontato in Tv il marito della giovane donna, Bernabe, che di mestiere fa il carrozziere — hanno iniziato ad urlare che la gente doveva andarsene. Un agente è diventato matto, e ha aperto il fuoco». Alexandra è caduta al suolo; quando è arrivata in ospedale sia lei sia il bambino che portava in grembo erano privi di vita. Anche suo cognato è stato colpito da due proiettili ma è fuori pericolo. L’agente, assicurano le autorità, è stato arrestato.
Alexandra è l’ultima vittima del 2017: oltre 26.600 persone sono morte ammazzate in Venezuela quest’anno, di cui almeno 5.535 per «resistenza all’autorità», secondo l’Osservatorio venezuelano della violenza (Ovv). E il 2018 non si preannuncia migliore. Il Fondo monetario internazionale prevede un’inflazione annua superiore al 2.300 per cento e così gli analisti sorridono all’ultimo annuncio di Maduro, che ha promesso un aumento del 40 per cento del salario minimo. «Una presa in giro — ha commentato via twitter il leader dell’opposizione Henrique Capriles, ex governatore dello stato di Miranda — solo in dicembre l’inflazione ha toccato l’80 per cento!». Nel suo discorso di fine anno, Maduro ha parlato anche di un nuovo «Piano della Patria», che dovrebbe stabilire le linee guida del governo fino al 2025. Il presidente conferma dunque di non avere alcuna intenzione di lasciare la guida del Paese, nonostante la crisi devastante. Dopo aver privato di ogni potere il Parlamento — in cui l’opposizione aveva la maggioranza, dalle elezioni del 2015 — e aver istituito un’Assemblea costituente a lui sottomessa, Maduro ha annunciato che Primero Justicia, Voluntad Popular e Accion Democrática, le tre principali formazioni dell’opposizione, saranno escluse dalle elezioni presidenziali fissate per dicembre 2018. Molti leader d’opposizione hanno scelto la via dell’esilio. Dall’estero si moltiplicano gli appelli alla rivolta. L’ex procuratrice dello Stato Luisa Ortega Diaz, fedelissima del defunto presidente Hugo Chavez, destituita da Maduro, ha esortato i venezuelani a organizzarsi «per riprendersi il Paese». E anche Antonio Ledezma, ex sindaco di Caracas e acerrimo rivale di Maduro, ha invitato alla mobilizzazione «dentro e fuori dal Venezuela» per conquistare la libertà.