Corriere della Sera

La rabbia di Guariniell­o: «Bisogna ricucire il rapporto tra i cittadini e la scienza»

- di Simona Lorenzetti

«Capitava che in alcune trasmissio­ni televisive dicessero che con le mie indagini stavo impedendo ai bambini di curarsi. Mi ferivano molto quelle parole. Ho sempre lottato in difesa dei più deboli, sapere che qualcuno pensasse che stavo facendo del male ai bambini era per me motivo di sofferenza. Ma sono contento di essere andato avanti: il tempo ci ha dato ragione». Raffaele Guariniell­o, ex pm e oggi consulente della Commission­e parlamenta­re sulle vittime di uranio impoverito, è stato il primo nel 2009 a mettere in dubbio la terapia a base di cellule staminali che Davide Vannoni proponeva a genitori disperati. È stata la sua ultima inchiesta: dopo aver ottenuto la condanna di Vannoni, dando parere favorevole a un patteggiam­ento di un anno e dieci mesi, è andato in pensione.

La sua scelta di patteggiar­e è stata molto criticata, tornasse indietro lo rifarebbe? «Chi, come me, conosce i tempi della giustizia sa che a volte è necessario mettere dei punti fermi. Con la condanna di Vannoni abbiamo messo fine alla terapia e a una colossale truffa. Era il risultato più importante da ottenere. Giustizia e scienza si sono trovate d’accordo». Aveva conosciuto la piccola Sofia De Barros?

«No, non conobbi Sofia e nemmeno i suoi genitori. Come loro, tante altre famiglie riposero le loro speranze nel metodo Stamina. Bisogna avere molto rispetto per queste persone. Quale padre non sarebbe disposto ad affidarsi a un curatore per salvare i propri figli? È profondame­nte umano. Nel caso di Sofia, come

per molte altre famiglie, a mancare è stata la fiducia nelle istituzion­i».

Istituzion­i che, in un primo momento, sembravano appoggiare Vannoni e le sue ricerche. Ben 164 giudici civili ordinarono il trattament­o con le staminali.

«Ma altri 172 magistrati respinsero i ricorsi dei pazienti e dei loro congiunti chiarendo che spettava alla scienza e non alla magistratu­ra decidere quali pratiche avessero la dignità di essere considerat­e trattament­i sanitari. Il trattament­o con le staminali era un medicinale imperfetto e potenzialm­ente pericoloso».

Perché nessuno si accorse subito che la cura proposta da Vannoni era una truffa?

«Perché i cittadini non hanno fiducia nelle istituzion­i. La vicenda Stamina ha messo in crisi il rapporto tra le istituzion­i e i cittadini, proprio come più di recente è accaduto sul tema dei vaccini. Le persone che non si fidano delle istituzion­i pensano sempre che ci siano oscuri tornaconti e così a volte si finisce per credere alla non scienza. Bisogna ricucire questo rapporto».

Dolore Sentire in tv che con la mia indagine stavo facendo del male ai bimbi mi ha fatto soffrire

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