Addio a Longhi, l’uomo dei record alla guida del Tg1
Albino Longhi, scomparso ieri a 88 anni, deteneva un record assoluto nella storia della Rai: fu direttore del Tg1 per ben tre volte. La prima tra il 1982 e il 1987, dopo il turbolento interim affidato a Emilio Fede e prima della breve direzione di Nuccio Fava. La seconda per qualche mese nel 1993, dopo Bruno Vespa e prima di Demetrio Volcic, e infine la terza tra il 2000 e il 2002, dopo Gad Lerner e prima di Clemente Mimun. La sua solida cultura cattolica, la capacità di mediazione, l’istintiva comprensione dei diversi quadri politici gli permisero di pilotare senza scosse (ma anche senza servilismi) il tg ammiraglio della Rai in diverse stagioni. Ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha definito «esemplare» la sua direzione del Tg1, parlando di «una persona di straordinario equilibrio e grande cultura». Era mantovano di nascita e rimase legato sempre alla città, nonostante il lavoro romano. Nel ‘96, dopo aver diretto L’Arena di Verona, collaborò con Prodi a Palazzo Chigi curando la sua immagine e la sua comunicazione. Longhi era anche capace di sincera autoironia. Alla terza nomina parlò di sé, ridendo, come di un «dinosauro Rai» (l’ultima direzione era arrivata a 71 anni). Ma andò brillantemente avanti per due anni, e con un’energia da giovane professionista: era famoso per entrare a Saxa Rubra al mattino presto per uscirne solo a sera. Stimato da tutti, non aveva nemici. E per il complesso mondo Rai è un altro record.