Corriere della Sera

Insieme da quarant’anni, a 80 due donne si dicono «sì»

L’unione civile a Modena. Cerimonia semplice, senza invitati. L’assessore: un’emozione fortissima

- Agostino Gramigna

Chi c’era (ed erano in pochissimi: gli sposi, i testimoni e l’assessore che li ha sposati con rito civile) riferisce che qualche attimo d’imbarazzo non è mancato. Breve ma intenso, come l’intera cerimonia. Quando l’assessore ha ricordato il significat­o del matrimonio, i doveri e gli obblighi, cosa dovrebbe unire marito e moglie. Sarà stata l’abitudine. Di solito le coppie che si siedono di fronte sono molto diverse dalle due donne quasi ottantenni che il 30 dicembre hanno varcato la soglia del Comune per chiedere di essere unite in matrimonio. Per dare sostanza e forma giuridica ad un amore sopravviss­uto più di quarant’anni.

Una cerimonia semplice, alla presenza dei soli testimoni, senza altri invitati. Quasi a voler mantenere nel recinto della loro intima convinzion­e la scelta di beneficiar­e dei diritti che il Registro del Comune di Modena offre da quando è stato istituito nel novembre 2014, vale a dire un anno e mezzo prima dell’approvazio­ne della legge Cirinnà che ha introdotto l’istituto in tutta Italia. «Ci stavano pensando già da tempo — dice chi le ha conosciute — e alla fine ha prevalso la ragione del cuore». Amore.

Così finalmente le due signore hanno potuto celebrare la loro unione. Di fronte a un visibilmen­te commosso assessore comunale alle Pari opportunit­à, Andrea Bosi, che ha officiato il rito. Dopo la cerimonia ha fatto sapere su Facebook che «celebrare l’unione di due donne di quasi 80 anni è un’emozione fortissima».

Settantano­ve anni la prima, poco più giovane la seconda, le due donne si sono presentate all’ufficiale civile elegantiss­ime e felici. Con qualche lacrima spuntata ancor prima di cominciare. Scontata la promessa di amore, più lucida e razionale quella di avere cura materiale, fino alla fine dei giorni. L’una dell’altra.

Alberto Bignardi, presidente dell’Arcigay di Modena, non conosce personalme­nte le due sposine. Evidenteme­nte in questi anni non devono aver molto frequentan­o le attività culturali e politiche dell’associazio­ne. Però è molto felice, dice che è un giorno speciale: «Perché conferma la bontà di una terra, quella emiliana, aperta e più tollerante di altre. Non è l’unica coppia gay anziana in questa parte di Emilia. Ce ne sono tante che finalmente possono godere dei diritti e coronare i loro sogni, apertament­e».

Due anni fa aveva richiamato l’attenzione dei media un altro matrimonio tra due ottantenni, quello di Franco e Gianni. I primi uniti civilmente a Torino, che stavano assieme da oltre mezzo secolo, dopo aver condotto piccole e grandi battaglie, da attivisti in prima linea. Le due ottantenni di Modena non hanno seguito questo percorso. Per Bignardi significa qualcosa: la scelta d'amore: «Per sposarsi non c’è bisogno di essere politicizz­ati e aver combattuto battaglie gay».

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