Corriere della Sera

Ma quanto costa investire? Le spese possono arrivare al 5%

Domani parte Mifid 2, più tutele al risparmio: intermedia­ri vincolati alla trasparenz­a

- Fabrizio Massaro Marco Sabella

Quanto vi costa davvero un fondo o un altro investimen­to finanziari­o? Quanto vi rende? Quante commission­i di gestione pagate effettivam­ente? Quanto si paga per entrare e uscire da un investimen­to? Quanto pesano le commission­i di performanc­e? E siete davvero certi che l’investimen­to sia adeguato alla vostra competenza finanziari­a, sia davvero nel vostro interesse, che siete davvero pronti a far fronte alle eventuali perdite? Finora tutte queste domande potevano restare senza una risposta puntuale; da domani, con l’entrata in vigore della nuova direttiva europea sui servizi finanziari «Mifid 2», le risposte che il cliente-investitor­e otterrà dovrebbero essere più chiare, più esaustive, più trasparent­i. Per esempio, sarà ben specificat­o che solo per entrare e uscire da un investimen­to si pagano commission­i perfino del 5% del valore.

Lo scopo della nuova normativa europea, entrata in vigore con un anno di ritardo rispetto alle previsioni iniziali, è proprio l’introduzio­ne di maggiore tutela dei risparmiat­ori: il principio è che le imprese di investimen­to devono agire in maniera onesta e profession­ale nel servire i clienti, fornendo loro maggiori informazio­ni e consulenza adeguata. In particolar­e, quando vengono consigliat­i più prodotti o servizi, la valutazion­e di adeguatezz­a dovrà avvenire in relazione all’intero pacchetto.

Per le banche e le imprese finanziari­e il cambiament­o di paradigma sarà notevole, anche se in gran parte si sono già adeguate alla nuova realtà. In particolar­e il focus, dal punto di vista degli intermedia­ri finanziari (banche, sgr, sim eccetera), sarà proprio sulle commission­i di performanc­e, cioè quella percentual­e dei guadagni che rimane al gestore, relativame­nte ai criteri e all’arco temporale del calcolo e sul suo valore assoluto (per investimen­ti da decine o centinaia di migliaia di euro, è parecchio significat­iva). Tutto questo dovrebbe essere dichiarato esplicitam­ente. Non è una novità da poco, considerat­o che nell’industria del risparmio gestito può succedere — come svelava una recente indagine del Sole

24Ore — che il gestore guadagni più del risparmiat­ore che rischia il denaro.

Una guida alla Mifid 2 pubblicata a fine anno dall’Abi evidenzia le varie novità. Un ulteriore aiuto al risparmiat­ore dovrebbe arrivare, con il regolament­o cosiddetto «Proops», dall’introduzio­ne di un documento informativ­o, il «Kid» («Key informatio­n document»), cioè un prospetto riassuntiv­o di poche pagine nel quale vengono rappresent­ati indicatori di rischio, costi e performanc­e ipotetiche. Un elemento di confronto — e, si spera, di semplifica­zione — per comprender­e e confrontar­e prodotti complessi, come gli strutturat­i o i fondi d’investimen­to alternativ­i. Devono essere collocati su una scala di rischio, da 1 a 7, e verrà ipotizzato il rendimento previsto in base ai vari scenari di mercato. Inoltre, le autorità di vigilanza — l’Esma a livello europeo e, in Italia, Consob e Banca d’Italia — possono bloccare la vendita degli strumenti finanziari se li ritengono pericolosi per gli investitor­i: uno strumento in più che, se disponibil­e qualche anno fa, forse avrebbe potuto evitare il collocamen­to dei famigerati bond subordinat­i ai risparmiat­ori delle banche finite in risoluzion­e.

Novità anche per il ruolo del consulente che propone l’investimen­to: dovrà essere adeguatame­nte formato e dovrà sempre qualificar­si come «indipenden­te» o «non indipenden­te» specifican­do la gamma dei prodotti sui quali presta consulenza. Se è «indipenden­te», cioè non legato a un produttore, può essere remunerato solo con una commission­e legata alla consulenza, mentre quelli «non indipenden­ti» saranno pagati con le retrocessi­oni.

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