Ma quanto costa investire? Le spese possono arrivare al 5%
Domani parte Mifid 2, più tutele al risparmio: intermediari vincolati alla trasparenza
Quanto vi costa davvero un fondo o un altro investimento finanziario? Quanto vi rende? Quante commissioni di gestione pagate effettivamente? Quanto si paga per entrare e uscire da un investimento? Quanto pesano le commissioni di performance? E siete davvero certi che l’investimento sia adeguato alla vostra competenza finanziaria, sia davvero nel vostro interesse, che siete davvero pronti a far fronte alle eventuali perdite? Finora tutte queste domande potevano restare senza una risposta puntuale; da domani, con l’entrata in vigore della nuova direttiva europea sui servizi finanziari «Mifid 2», le risposte che il cliente-investitore otterrà dovrebbero essere più chiare, più esaustive, più trasparenti. Per esempio, sarà ben specificato che solo per entrare e uscire da un investimento si pagano commissioni perfino del 5% del valore.
Lo scopo della nuova normativa europea, entrata in vigore con un anno di ritardo rispetto alle previsioni iniziali, è proprio l’introduzione di maggiore tutela dei risparmiatori: il principio è che le imprese di investimento devono agire in maniera onesta e professionale nel servire i clienti, fornendo loro maggiori informazioni e consulenza adeguata. In particolare, quando vengono consigliati più prodotti o servizi, la valutazione di adeguatezza dovrà avvenire in relazione all’intero pacchetto.
Per le banche e le imprese finanziarie il cambiamento di paradigma sarà notevole, anche se in gran parte si sono già adeguate alla nuova realtà. In particolare il focus, dal punto di vista degli intermediari finanziari (banche, sgr, sim eccetera), sarà proprio sulle commissioni di performance, cioè quella percentuale dei guadagni che rimane al gestore, relativamente ai criteri e all’arco temporale del calcolo e sul suo valore assoluto (per investimenti da decine o centinaia di migliaia di euro, è parecchio significativa). Tutto questo dovrebbe essere dichiarato esplicitamente. Non è una novità da poco, considerato che nell’industria del risparmio gestito può succedere — come svelava una recente indagine del Sole
24Ore — che il gestore guadagni più del risparmiatore che rischia il denaro.
Una guida alla Mifid 2 pubblicata a fine anno dall’Abi evidenzia le varie novità. Un ulteriore aiuto al risparmiatore dovrebbe arrivare, con il regolamento cosiddetto «Proops», dall’introduzione di un documento informativo, il «Kid» («Key information document»), cioè un prospetto riassuntivo di poche pagine nel quale vengono rappresentati indicatori di rischio, costi e performance ipotetiche. Un elemento di confronto — e, si spera, di semplificazione — per comprendere e confrontare prodotti complessi, come gli strutturati o i fondi d’investimento alternativi. Devono essere collocati su una scala di rischio, da 1 a 7, e verrà ipotizzato il rendimento previsto in base ai vari scenari di mercato. Inoltre, le autorità di vigilanza — l’Esma a livello europeo e, in Italia, Consob e Banca d’Italia — possono bloccare la vendita degli strumenti finanziari se li ritengono pericolosi per gli investitori: uno strumento in più che, se disponibile qualche anno fa, forse avrebbe potuto evitare il collocamento dei famigerati bond subordinati ai risparmiatori delle banche finite in risoluzione.
Novità anche per il ruolo del consulente che propone l’investimento: dovrà essere adeguatamente formato e dovrà sempre qualificarsi come «indipendente» o «non indipendente» specificando la gamma dei prodotti sui quali presta consulenza. Se è «indipendente», cioè non legato a un produttore, può essere remunerato solo con una commissione legata alla consulenza, mentre quelli «non indipendenti» saranno pagati con le retrocessioni.