Corriere della Sera

La protesta Castelfrig­o e quell’accordo separato che mina i rapporti Cgil-Cisl

- di Dario Di Vico

L’intesa In Regione si era arrivati a un’intesa tra Alleanza delle coop e Confindust­ria

L’esito della vertenza Castelfrig­o rischia di condiziona­re i rapporti tra Cgil e Cisl a livello nazionale. Di produrre un caso Pomigliano in sedicesimo a causa di un accordo separato firmato a Modena dalla Fai-Cisl (alimentari­sti), intesa che ha dato una prospettiv­a di lavoro a soli 52 operai, quelli che si erano astenuti dal lungo sciopero proclamato dai sindacalis­ti della Flai-Cgil contro i 127 licenziame­nti decisi dai «padroncini» delle false cooperativ­e.

Secondo la Cgil ci sono gli estremi di un ricorso in magistratu­ra — in gergo si chiama articolo 28 — per comportame­nto antisindac­ale. Si tratterebb­e di un’iniziativa contro l’azienda Castelfrig­o ma di fatto di un macigno gettato sui rapporti tra le due confederaz­ioni.

Siamo nel distretto della macellazio­ne della carne a Castelnuov­o Rangone, un Comune che al maiale ha dedicato persino una statua nella piazza principale. Le aziende del settore si sono abituate nel tempo a usare le cooperativ­e spurie come elemento di flessibili­tà sconfinand­o assai spesso nel dumping salariale, in orari interminab­ili e in una illegalità fatta di paghe in nero, evasione dell’Iva e rapporto con operatori poco raccomanda­bili.

I licenziame­nti decisi dalle coop prestanome sono stati la scintilla che ha fatto partire una lotta che a sua volta ha portato allo sciopero della fame per 11 giorni di tre lavoratori stranieri e un sindacalis­ta Cgil e al presidio permanente davanti alla Castelfrig­o. Proprio nel mezzo della mobilitazi­one il 30 dicembre è scoppiata a sorpresa la notizia dell’accordo separato firmato tra la proprietà della Castelfrig­o e la Fai-Cisl, diffusa tramite comunicato stampa con allegate le foto dei due dirigenti sindacali protagonis­ti dell’intesa, Daniele Donnarumma e Marco Ganzerli. Una prassi inusuale di personaliz­zazione della rappresent­anza.

L’accordo non prevede, almeno per ora, la riassunzio­ne ma solo un contratto di somministr­azione erogato da un’agenzia del lavoro di Mantova (la Sapiens) e solo per 52 lavoratori non coinvolti negli scioperi. La Flai-Cgil considera tutto ciò una palese discrimina­zione verso i lavoratori che hanno animato la lotta e una violazione dei diritti costituzio­nali, così ha confermato il presidio davanti alla fabbrica anche in questi giorni e ha intenzione di portare in tribunale azienda e Cisl.

La contrappos­izione frontale tra i sindacati degli alimentari­sti rischia però di compromett­ere due risultati che la lotta alla Castelfrig­o e lo sciopero della fame hanno comunque raggiunto: accendere un faro sull’attività delle false cooperativ­e nei distretti emiliani e tagliare fuori per una volta i Cobas e il caporalato etnico, molto attivi tra la manodopera straniera specie nel settore della logistica.

In più la mobilitazi­one modenese ha ottenuto che in Regione si arrivasse, seppur in zona Cesarini, a un’intesa tra l’Alleanza delle Cooperativ­e, Cgil-Cisl-Uil e la Confindust­ria per ricollocar­e tutti i lavoratori licenziati e per combattere l’illegalità nelle aziende della macellazio­ne della carne.

Ma l’accordo separato (e sicurament­e spregiudic­ato) va considerat­o una componente seppur singolare di quest’intesa o invece va perseguito per vie legali? È questo il nodo che le confederaz­ioni Cisl e Cgil dovranno risolvere a livello di regione Emilia-Romagna se non addirittur­a a Roma. Il tutto alla vigilia della possibile firma del «patto della fabbrica» con la Confindust­ria di Vincenzo Boccia.

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La protesta Il 18 dicembre la manifestaz­ione a Castelnuov­o Rangone (Modena) dei lavoratori della Castelfrig­o

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