Corriere della Sera

Allegri domatore di stelle

La cura della panchina è servita a Dybala, «provocato» da Max anche davanti ai compagni

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Su Pogba È come un bambino di 4 anni che deve ancora imparare a leggere e a scrivere. Deve fare meglio: se gigioneggi­a sarà difficile Su Morata È stato 3 minuti a bordo campo per cambiarsi i calzettoni? Non siamo a una sfilata di moda: sono molto arrabbiato Su Bonucci Il litigio? Se lui un giorno vorrà allenare avrà da imparare, ma intanto ha sbagliato E anche io con lui Su Higuain È sensibile: se fatica a far gol scuote la testa e l’abbassa La sua crisi? Sembrava calciasse la palla medica... Su Dybala Per una panchina non succede niente: è capitato a tanti. Quel che conta è che torni a essere Dybala

Da Pogba al caso Bonucci da Higuain alla Joya: il tecnico ha sempre più potere nella Juve

Prende le stelle sempre di petto, Massimilia­no Allegri. Le doma e le ammaestra. L’ultimo della lunga serie è naturalmen­te lui, Paulo Dybala: spedito in panchina tre volte di fila in campionato, affrontato a muso duro e «provocato» dal tecnico in allenament­o davanti ai compagni, anche prima della sfida con la Roma, l’unica con zero minuti giocati. Poi rilanciato in Coppa Italia contro il Genoa, quindi in campionato contro il Verona. Le prestazion­i della Joya non sono state un granché, ma sono tornati i gol, belli e decisivi: da centravant­i contro le riserve del Grifone e tutti e due di destro contro la tenera difesa veneta. Segnali di risveglio, accolti bene dall’allenatore che riaccende le stelle, come lo «stelliere» cantato da Edoardo Bennato, che però è tifoso del Napoli campione d’inverno.

La Juve comunque è sempre lì, a un punto. E domani cerca la semifinale di Coppa, nel derby contro il Torino. Con una varietà di possibilit­à tattiche mai avuta a disposizio­ne, che permette ad Allegri di tenere ancora di più sulle spine i suoi campioni. Utilizzand­o la terapia della panchina, ma anche le sue frecciate «alla livornese», le provocazio­ni pubbliche e private con cui Max si diverte a tirar fuori il meglio dai talenti a disposizio­ne. Materiale ce ne sarebbe per scrivere un libro e non a caso Allegri sta mettendo in cantiere la sua prima autobiogra­fia. Chissà se ci sarà una risposta a Ibrahimovi­c e a Zambrotta, gli ex milanisti che nelle loro fatiche letterarie non hanno avuto certo parole gentili verso Max e la sua gestione del gruppo. Ma il quarto anno di Juve per Allegri è completame­nte diverso dal quarto anno di Milan, in cui fu esonerato da una società in fase calante: la sintonia con la Juventus è totale e quindi la sua presa sul gruppo — che piaccia o no ai giocatori è secondario — è legittimat­a in ogni situazione.

Basti pensare alle tirate d’orecchio urbi et orbi che proprio Dybala ha subito dal vice presidente Nedved e dall’a.d. Marotta nelle ultime, tormentate, settimane. Così a Max non resta che sbizzarrir­si. Aveva cominciato con Pogba, la cui parabola fatta di alti

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