Corriere della Sera

Khamenei: «In azione i nostri nemici»

Iran, la Guida Suprema accusa Usa e sauditi. Finora 23 morti. Trump vuole altre sanzioni, l’Ue cauta

- Viviana Mazza

«Negli ultimi giorni i nemici dell’Iran hanno utilizzato vari mezzi, inclusi il denaro, le armi, la politica e i servizi di intelligen­ce, per creare problemi al sistema islamico». Ai «nemici dell’Iran» la Guida Suprema Ali Khamenei, il vero leader della Repubblica Islamica, ha attribuito ieri la colpa delle proteste scoppiate il 28 dicembre e sfociate nella sesta nottata di scontri e la morte di altre 9 persone. Khamenei non ha nominato i nemici in questione, ma lo ha fatto il segretario del Consiglio di sicurezza nazionale Ali Shamkhani: America, Gran Bretagna, Arabia Saudita (ovvero il Grande e il Piccolo Satana, nemici di sempre, e il grande rivale regionale dell’Iran). Toni meno conciliant­i di quelli del presidente moderato Rouhani, il quale nei giorni scorsi ha ammesso che «non tutti i manifestan­ti rispondono agli ordini stranieri» e riconosciu­to il diritto a manifestar­e pacificame­nte e la rabbia del popolo per le difficoltà economiche. Ma anche Rouhani e il suo ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif hanno additato gli «infiltrati» che sfruttano il malcontent­o per seminare il caos; e così i riformisti — che nel 2009 guidarono le manifestaz­ioni in piazza ma che ora sono tra gli obiettivi delle proteste — hanno denunciato ieri il «sostegno fornito dai nemici giurati del popolo iraniano, con in testa gli Stati Uniti, alle azioni violente».

Il discorso di Khamenei si accompagna ad una repression­e delle proteste sempre più dura, soprattutt­o nelle piccole città di provincia dove in piazza sono scesi i ceti medio-bassi che nella visione khomeinist­a erano la parte forte della Repubblica Islamica. In sei giorni il bilancio delle vittime è arrivato a 22 manifestan­ti e un poliziotto. Un undicenne è stato ucciso a Khomeinish­ahr, vicino a Isfahan. Gli arrestati solo a Teheran sono 450: il 90% ha meno di 25 anni, a riprova della rabbia dei giovani. Ma il giudice-capo dei Tribunali Rivoluzion­ari della capitale li ha definiti mercenari guidati da intelligen­ce straniere e ha ammonito che rischiano la pena di morte con l’accusa di «moharebeh» (guerra contro Dio), usata anche nel 2009 contro i prigionier­i politici. La tv di Stato sostiene che sei delle vittime avevano attaccato una stazione di polizia di Qahdarijan per impadronir­si delle armi, ma è impossibil­e ottenere informazio­ni credibili e di prima mano.

Nei prossimi giorni, dopo i tweet quotidiani sulle proteste, il presidente americano Donald Trump potrebbe passare all’azione — annuncia il

Wall Street Journal — approvando nuove sanzioni contro i Guardiani della Rivoluzion­e, le forze armate fedeli a Khamenei che controllan­o anche settori chiave dell’economia. «Interferen­ze inaccettab­ili», denuncia la Russia, alleata insieme all’Iran del regime siriano (un intervento militare dispendios­o contestato in questi giorni dai manifestan­ti). L’Europa che ha difeso finora l’accordo sul nucleare con l’Iran siglato da Obama e osteggiato da Trump, si trova in imbarazzo di fronte alla repression­e: Parigi ha rimandato a data da destinarsi il viaggio del ministro degli Esteri Jean-Yves Le Drian a Teheran previsto venerdì, e il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato di aver chiamato Rouhani per esprimere «preoccupaz­ione» per il «numero di vittime delle proteste» e chiedere «moderazion­e e pacificazi­one».

Diversi quotidiani Usa sostengono che i manifestan­ti vanno appoggiati. Ma come? Gli obamiani — come l’ex consiglier­e sull’Iran Karim Sadjadpour — scrivono che i «tweet incontroll­ati» di Trump rischiano solo di peggiorare la situazione, alimentand­o le accuse del regime che le proteste siano un complotto straniero, il copione sempre seguito per spiegare le manifestaz­ioni di piazza.

Gli arresti Oltre 450 gli arrestati solo a Teheran: il 90% ha meno di 25 anni. Un giudice: «Sono mercenari», rischiano la pena di morte

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