Salvini e la Flat tax: misura credibile
La Lettera
Caro direttore, leggo sul Corriere che l’aliquota della Flat tax proposta da FI (aliquota che al momento non è definita in nessun progetto) sia più «credibile» di quella di Salvini. Mi chiedo in base a quale studio e a quali approfondimenti giunga questo giudizio. A me pare piuttosto un giudizio di verosimiglianza e non di credibilità. Le due cose sono differenti. Parlare di aliquota unica al 23% o 25% può risultare più verosimile ma non per forza più vero che parlare di aliquota al 15%. La verosimiglianza è data da ciò che si «crede» riguardo il sistema fiscale attuale non a ciò che è. I dati parlano infatti di 20 milioni di contribuenti (su 40 milioni) che pagano un’imposta diretta netta su redditi da lavoro o da pensione che è in media del 15,13%. Vogliamo escluderli dal vantaggio di una riforma fiscale? Ricordo che già oggi è in vigore l’aliquota minima del 23%. Nell’introdurre un’aliquota unica occorre ragionare su una percentuale che raggiunga almeno 3 obiettivi: 1) portare il maggior vantaggio fiscale al maggior numero di contribuenti; 2) prevedere scaglioni e deduzioni sufficienti a garantire il rispetto del comma 2 dell’articolo 53 della Carta; 3) garantire una coerente copertura finanziaria. Su questo abbiamo a disposizione uno studio di 198 pagine e una proposta di legge dettagliata di riforma del Testo unico delle imposte sul reddito. La credibilità passa dai numeri, diverso è per le credenze, a queste basta il pregiudizio. Matteo Salvini Che il 23-25% sia più verosimile del 15% è scontato. Quanto alle coperture secondo uno studio di Francesco Daveri e Luca Danielli su lavoce.info, la Flat tax della Lega implicherebbe 40 miliardi di euro di minor gettito. È «verosimile» che si trovino le coperture necessarie? Forse Salvini concederebbe che la risposta sia no. Se poi sia «credibile» lo giudicheranno gli elettori. (enr. ma.)