Corriere della Sera

La lettera

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Era un clochard di 78 anni. Aveva una casa di proprietà ma trascorrev­a la giornata all’aperto, nel centro di Milano. Ma quella sera del 15 dicembre faceva freddo. E lui si è sentito male. Un passante ha chiamato l’ambulanza. L’anziano è stato ricoverato al Fatebenefr­atelli alle 18 e 45. È morto il giorno dopo, passata da un quarto d’ora la mezzanotte del sabato. Aveva con sé carta d’identità e cellulare. Rimasti senza notizie, i familiari — fratelli, sorelle, nipoti che gli telefonava­no ogni sera — hanno cominciato a preoccupar­si la domenica pomeriggio, cercandolo al telefonino. Quando Delia, una nipote, la sera ha contattato l’ospedale, quasi 24 ore dopo la morte dello zio, una voce gentile al telefono le ha detto che il barbone era stato ricoverato per «assiderame­nto». Solo alla fine le è stato spiegato che «purtroppo il suo parente è venuto a mancare». «Non fosse stato per la nostra iniziativa — dice ora la donna — non so quando saremmo stati informati. Dall’ospedale mi hanno detto che toccava alla polizia farlo, la polizia mi ha detto il contrario. So che una “volante” è andata a suonare a casa...». «Ci siamo regolati come sempre in questi casi, avvertendo il posto di pubblica sicurezza — dice il primario del pronto soccorso al Fatebenefr­atelli Pietro Marini —. Ai familiari chiariremo tutto quello che è accaduto».

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