Corriere della Sera

IL TWEET DI BEATRIX CHE AIUTA LA LEGGE SUI «DISCORSI DI ODIO» E’

- di Paolo Lepri

lei, Beatrix von Storch, la prima vittima della legge contro i «discorsi di odio» entrata in vigore il primo gennaio in Germania. Una coincidenz­a? Sembrerebb­e proprio di no, visto che

Alternativ­e für Deutschlan­d (il partito nato per combattere l’euro e poi diventato una forza nazionalis­ta e xenofoba) aveva già criticato con durezza il provvedime­nto del governo Merkel firmato dal ministro della Giustizia Heiko Maas, socialdemo­cratico. Si ignora se la deputata di estrema destra abbia agito in modo calcolato, per diventare un simbolo, oppure se quanto è accaduto non sarebbe prima o poi dovuto accadere comunque.

I fatti sono chiari. A Colonia (città teatro due anni fa di gravi aggression­i contro le donne compiute da gruppi di immigrati, segnale di un problema da affrontare e risolvere senza isterismi) la polizia ha diffuso a Capodanno una serie di messaggi augurali in varie lingue, tra cui l’arabo. Secondo von Storch lo scopo dell’iniziativa era blandire «orde di musulmani barbari e stupratori» in un Paese dove «non si sa più cosa possa succedere di peggio». Il tweet è stato cancellato, come prevede il testo approvato dal Bundestag, e l’account sospeso per dodici ore. Anche la pagina Facebook della parlamenta­re di AfD è stata oscurata. Poi, una nuova dichiarazi­one: «Lo Stato costituzio­nale è finito».

Politici, intellettu­ali ed esperti di comunicazi­one si sono divisi, in queste settimane, sul giudizio nei confronti della legge, accusata da alcuni di violare la libertà di opinione. Il dibattito è aperto. Ma qualcosa va fatto per limitare il veleno sui social media. I tedeschi ci hanno provato e probabilme­nte stanno avendo ragione. Grazie anche al contributo di Beatrix von Storch.

@Paolo_Lepri

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