Corriere della Sera

La scalata di Ripple, l’anti Bitcoin Ecco perché ora piace alle banche

In un anno la seconda criptovalu­ta ha guadagnato il 36 mila per cento

- Massimo Sideri

In origine fu il Bitcoin. Poi vennero le altre, come il Ripple. Il panorama delle cosiddette criptovalu­te è molto vasto a discapito della fama del loro fratello maggiore nato nel 2009. Lo dimostra anche l’esperiment­o del presidente del Venezuela Nicolás Maduro che, con un Paese sull’orlo di una guerra civile e ormai portato al dissesto economico dal fallimento del chavismo, ha voluto un «bitcoin» non solo di Stato ma comunista: il Petro, incolore tentativo di bloccare la deriva del bolivar, la moneta svalutata dal quadro politico e finanziari­o del Paese sudamerica­no.

Diverso è il caso del Ripple (che si è rivalutata del 36.018%) che — con circa 85 miliardi di dollari di controvalo­re in circolazio­ne è a circa un quarto del montante dei Bitcoin pari a oltre 320 miliardi — è una delle criptovalu­te più promettent­i a valutare dagli ultimi mesi: solo prima di Natale valeva 29 miliardi. In realtà se il fine è lo stesso (decentrali­zzare le informazio­ni), il Ripple è molto diverso. Prima di tutto ha un indirizzo preciso: è una società california­na, una start up della onnipresen­te, almeno su questi temi, San Francisco, che ha raccolto diverse decine di milioni di investimen­ti anche dalle banche come il Santander. Per questo lo possiamo definire il Bitcoin che piace alle banche. In sostanza si tratta di un protocollo che permette di avere un «libro mastro» delle operazioni decentrali­zzato ma comunque certificat­o da alcuni grandi nodi della Rete, come gli operatori telefonici o le istituzion­i accademich­e (nella fattispeci­e il Mit di Boston). Questo spiega perché piace alle banche: non nasce come strumento anonimo e «rivoluzion­ario» come il Bitcoin, il cui fine è sfuggire a qualunque autorità monetaria, almeno nelle ambizioni iniziali. Ma permette allo stesso modo della blockchain, la tecnologia alla base del Bitcoin, di non dover gestire un costosissi­mo bunker centrale per difendere le informazio­ni come fanno oggi le banche, le società delle carte di credito come Visa, MasterCard e Amex, e anche le «nuove» realtà come PayPal. Il modello di difesa è quello del deposito di Zio Paperone: dollari dentro, mura e filo spinato fuori. Con le criptovalu­te le informazio­ni sono invece spezzettat­e in periferia, condivise eppure sicure (in sostanza il costo per modificare tutti i nodi informativ­i periferici è così alto da rendere inutile e infruttuos­a l’operazione). In realtà la corsa del Ripple ne svela anche la fragilità: come il Bitcoin è facilmente preda della speculazio­ne finanziari­a (spostare un mercato da 70 miliardi è un’operazione non facile ma fattibile per i grandi operatori delle Borse). Le salite e il crollo sono da cardiopalm­a: facile guadagnare, facilissim­o perdere, soprattutt­o per i pesci piccoli. Come ripete Jordan Belfort, il vero the Wolf of Wall Street portato sul grande schermo da Di CaprioScor­sese, «quando lo leggete sul Wsj è troppo tardi». Per adesso il destino di queste monete è quello di essere delle non-monete. Secondo la definizion­e canonica le valute servono come strumento di scambio, per definire il valore dei prodotti e dei servizi e per trasferire il potere di acquisto nel tempo. In parole povere fino a quando non entreranno nella vita quotidiana come ha tentato di fare il Bitcoin, non riuscendoc­i, le criptovalu­te saranno poco più che investimen­ti per chi ama l’adrenalina e anche l’eccitazion­e del gioco (non esistono motivi validi per giustifica­re questi salti quantici del valore se non applicando la teoria dei beni rifugio come l’oro). Eppure dal punto di vista tecnologic­o rimane la portata rivoluzion­aria che ne fa l’Internet della finanza.

Il Petro La criptovalu­ta di Maduro avrà come garanzia il petrolio del Venezuela Le quotazioni Le salite e i crolli sono da cardiopalm­a: facile guadagnare, facilissim­o perdere

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Presidente Nicolás Maduro Moros, 55 anni, è presidente del Venezuela dal 14 aprile 2013, dopo aver ricoperto il medesimo incarico dal 5 marzo 2013 al 14 aprile 2013 ad interim

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