Aliplast chiude il ciclo della plastica: produzione e recupero
«Abbiamo chiuso il ciclo della plastica. Siamo produttori di imballaggi, li forniamo ai clienti e poi li rinnoviamo cercando di dare loro più vite possibili». Roberto Alibardi, 57 anni, è il signore della plastica. Ha fondato Aliplast nel 1982, insieme al padre, e ne è il presidente da 35 anni. Il gruppo di Ospedaletto di Istrana (Treviso) — 115 milioni di fatturato nel 2016 — con le sue otto aziende, cinque in Italia, le altre in Francia, Spagna e Polonia, è tra i leader in Europa nella raccolta e nel riutilizzo dei rifiuti di imballaggio. Ad aprile ha fatto il suo ingresso il gruppo Hera, che a metà dicembre è salito all’80%.
«Per avere un futuro in Europa devi avere tanta forza — ha ragionato Alibardi — meglio avere accanto qualcuno che possa aiutarti a spingere». La multiutility di Bologna rileverà il restante 20% entro giugno 2022. Qual è la particolarità di Aliplast? Prima del tempo, quando ancora la raccolta differenziata nella maggior parte d’Italia era limitata a carta e vetro, Alibardi ha intuito che «se ben gestita la plastica degli imballaggi e degli scarti industriali poteva avere un valore aggiunto. Mio padre faceva l’ambulante di alimentari, poi la grande distribuzione ha avuto il soppravvento. Allora ha cominciato a raccogliere gli imballaggi dei negozi». La plastica veniva poi venduta a un’azienda ferrarese che la usava per fare richiami da caccia.
Nasceva così «un circuito virtuoso di economia circolare da imballaggio», come la si definisce ora. «La maggior parte dei produttori di plastica non si preoccupa del fine vita — spiega Alibardi — si tratta di un settore caratterizzato da un modello di economia lineare. Noi invece abbiamo cambiato il paradigma: lavoriamo in ingresso 80 mila tonnellate di plastica all’anno, ne produciamo altrettante sotto forma di prodotti finiti rigenerati ma abbiamo un tasso di recupero e riciclo rispetto ai volumi lavorati pari a oltre il 90%». Aliplast conta tra i propri clienti i più grandi marchi italiani del food & beverage, dell’arredamento, del distretto della ceramica e dell’industria dello pneumatico. «Siamo un’azienda di carattere familiare. Negli anni abbiamo sviluppato il know how necessario alla raccolta e alla trasformazione della plastica — prosegue — producendo prodotti partendo da una materia prima seconda, cioè riciclata: film, secchi da muratore, tubi. Siamo stati tra i primi a trasformare un’attività artigianale in industriale».
Il punto di partenza è stato raccogliere il materiale in modo corretto. «Non c’è un solo tipo di plastica, ma ce ne sono tanti e spesso non sono compatibili — spiega Alibardi —. Questo è stato uno dei primi scogli da superare. Abbiamo abituato i fornitori a separare i diversi tipi di plastica, dando loro gli strumenti necessari. Questo ci ha permesso di avere una massa critica e costante da riciclare in modo mirato, per ricreare oggetti con la stessa funzione, film industriali, vaschette alimentari, bottiglie in Pvc». Adesso la nuova sfida. «Far crescere ancora l’azienda — conclude — e dare continuità».