Il viaggio del «Mulino» sulle orme di Piovene
La rivista percorre il nostro Paese in sessanta tappe tra città e territori. Emerge con forza il primato di Milano
Avolte si ha davvero l’impressione che il nostro sia «un Paese oscuro a se stesso», come scriveva Guido Piovene nel suo Viaggio in Italia degli anni Cinquanta, ora riproposto da Bompiani. Scopriamo che la miseria e il degrado (per non parlare dei poteri criminali) sono a un passo da noi. Oppure veniamo colti di sorpresa da storie positive di coraggio, intelligenza e passione provenienti magari da province dimenticate, che pensavamo in preda a un declino irreversibile.
Merita dunque un plauso «il Mulino» per il suo nuovo numero (l’ultimo firmato come direttore da Michele Salvati, ora sostituito da Mario Ricciardi), nel quale propone un Viaggio in Italia del XXI secolo, non affidato stavolta a una penna solista di qualità sopraffina, come era Piovene, ma al lavoro di tanti studiosi.
È un itinerario in 60 tappe, curato da Bruno Simili e Gianfranco Viesti, che tocca le metropoli, ma anche zone marginali, fino a comporre il mosaico di un Paese frammentato, non privo di punti di forza, ma segnato da squilibri che rischiano di accentuarsi.
Un problema grave, sottolineato da Viesti nella sua ampia introduzione, è quello demografico. Un terzo del terriinnanzitutto torio italiano si va spopolando, il che innesca un circolo vizioso che provoca il deterioramento dei servizi e della vita civile. Ci sono sul versante opposto realtà capaci di intercettare i flussi globali d’investimenti e risorse umane che fanno da volano allo sviluppo. Ma qui svettano pochi centri, Milano, che sta affermando un significativo primato a livello nazionale.
In difficoltà appaiono la fascia adriatica, priva di collegamenti ferroviari ad Alta velocità, e il Sud: alcuni territori meridionali stanno giocando bene le proprie carte sul binomio turismo-cultura, ma non si sa se disporranno di risorse sufficienti per evitare una dannosa fossilizzazione.
Soprattutto, osserva Viesti, servirebbe un disegno nazionale capace di valorizzare il localismo italiano senza subirne passivamente le dinamiche spontanee. Politica — viene da dire — se ci sei, batti un colpo.