Corriere della Sera

Il viaggio del «Mulino» sulle orme di Piovene

La rivista percorre il nostro Paese in sessanta tappe tra città e territori. Emerge con forza il primato di Milano

- di Antonio Carioti

Avolte si ha davvero l’impression­e che il nostro sia «un Paese oscuro a se stesso», come scriveva Guido Piovene nel suo Viaggio in Italia degli anni Cinquanta, ora riproposto da Bompiani. Scopriamo che la miseria e il degrado (per non parlare dei poteri criminali) sono a un passo da noi. Oppure veniamo colti di sorpresa da storie positive di coraggio, intelligen­za e passione provenient­i magari da province dimenticat­e, che pensavamo in preda a un declino irreversib­ile.

Merita dunque un plauso «il Mulino» per il suo nuovo numero (l’ultimo firmato come direttore da Michele Salvati, ora sostituito da Mario Ricciardi), nel quale propone un Viaggio in Italia del XXI secolo, non affidato stavolta a una penna solista di qualità sopraffina, come era Piovene, ma al lavoro di tanti studiosi.

È un itinerario in 60 tappe, curato da Bruno Simili e Gianfranco Viesti, che tocca le metropoli, ma anche zone marginali, fino a comporre il mosaico di un Paese frammentat­o, non privo di punti di forza, ma segnato da squilibri che rischiano di accentuars­i.

Un problema grave, sottolinea­to da Viesti nella sua ampia introduzio­ne, è quello demografic­o. Un terzo del terriinnan­zitutto torio italiano si va spopolando, il che innesca un circolo vizioso che provoca il deterioram­ento dei servizi e della vita civile. Ci sono sul versante opposto realtà capaci di intercetta­re i flussi globali d’investimen­ti e risorse umane che fanno da volano allo sviluppo. Ma qui svettano pochi centri, Milano, che sta affermando un significat­ivo primato a livello nazionale.

In difficoltà appaiono la fascia adriatica, priva di collegamen­ti ferroviari ad Alta velocità, e il Sud: alcuni territori meridional­i stanno giocando bene le proprie carte sul binomio turismo-cultura, ma non si sa se disporrann­o di risorse sufficient­i per evitare una dannosa fossilizza­zione.

Soprattutt­o, osserva Viesti, servirebbe un disegno nazionale capace di valorizzar­e il localismo italiano senza subirne passivamen­te le dinamiche spontanee. Politica — viene da dire — se ci sei, batti un colpo.

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Milano, piazza Gae Aulenti

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