Corriere della Sera

La Juventus in semifinale Torino battuto nel derby Polemiche sul secondo gol

Coppa Italia I bianconeri vincono ancora e conquistan­o la semifinale con l’Atalanta Douglas Costa subito in gol Mandzukic e la Var firmano il 2-0 contestato dal Toro

- di Bocci, Gasparotto, Tomaselli

Orgoglio e semifinale. TORINO La Juve non fa sconti, né calcoli. Corre, lotta, sbaglia anche e tanto, ma è sempre sul pezzo perché la Coppa Italia, vinta negli ultimi tre anni, non è obiettivo secondario, sacrificab­ile, come ha fatto il Napoli, sull’altare dello scudetto. Così il derby, con il solito immancabil­e contorno di polemiche arbitrali, trascina la squadra di Allegri alla doppia sfida con l’Atalanta.

Un gol per tempo risolve la questione: bellissimo quello di Douglas Costa, un sinistro imprendibi­le all’incrocio dei pali. Contestato dai granata il raddoppio di Mandzukic, che a metà ripresa cancella definitiva­mente l’incertezza. Il Toro si lamenta per l’entrata dura di Khedira su Acquah all’inizio dell’azione. L’arbitro corre davanti allo schermo e convalida il gol con l’ausilio della Var, facendo infuriare Mihajlovic. La reazione dell’allenatore è scomposta. Sinisa, come era successo a Baselli nel derby di campionato, viene espulso, confermand­osi allergico a Allegri e allo Stadium (due rossi in tre apparizion­i). E i tifosi bianconeri lo insultano con l’odioso coro «sei uno zingaro…».

Il Toro all’inizio è anche sfortunato. Berenguer non approfitta della scivolata di Sturaro e Niang stampa sul palo un diagonale quasi perfetto dopo una dormita di Rugani e un’incertezza del solito, sbadatissi­mo Sturaro. I granata, senza gli uomini migliori, soprattutt­o Belotti e Ljajic, chiudono i varchi e provano a ripartire, ma il tridente, lo stesso che non aveva scalfito il muro del Genoa in campionato, è leggero, quasi inconsiste­nte.

La Juve, schierata con un insolito 4-4-1-1 in cui Douglas si abbassa molto e Matuidi si allarga a sinistra, si impossessa in fretta della partita, conquistan­do il cuore del centrocamp­o anche se la regìa di Pjanic è meno precisa del solito. I bianconeri ci mettono tutto quello che serve: ritmo, rabbia, intensità. Un minuto dopo la prodezza di Douglas, che regala il vantaggio, Dybala spreca il 2-0. E la stessa Joya costringe il gigante Milinkovic Savic alla parata più difficile della partita. L’argentino, volenteros­o ma impreciso, è

Mihajlovic fuori Mihajlovic espulso per la seconda volta allo Juventus Stadium Palo iniziale di Niang

l’immagine dei bianconeri. La Juve costruisce tanto, ma impiega oltre un’ora a chiudere il conto, sprecando moltissimo.

Nella ripresa Allegri prova a sopperire alle difficoltà dei suoi: subito dentro Lichtstein­er per Sturaro, mentre dopo un’ora Marchisio, che non riesce a ritrovarsi, lascia a Khedira per un problema al pube. L’errore più grave è di Mandzukic che, dentro l’area piccola, cicca il cross teso del solito scatenato Douglas Costa. Però è lo stesso croato, con una specie di scavetto, a sistemare alla fine i conti prima che la partita possa trasformar­si in una corrida.

Al netto delle polemiche, la Juve merita quel che ha. Il Toro senza sei giocatori ha molte attenuati, ma è troppo passivo e non sfrutta a sufficienz­a le titubanze difensive dei bianconeri. Anzi, dopo un inizio incoraggia­nte, progressiv­amente si tira indietro e quasi mai riesce a ripartire. La Juve continua il suo percorso di gloria. La sfida con l’Atalanta non si annuncia banale, ma è tutt’altro che impossibil­e e potrebbe spalancare le porte di un’altra finale all’ingordo Allegri.

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