Corriere della Sera

La ribellione anti sacchetti e i piccoli costi dell’ecologia quotidiana

La cifra nello scontrino. L’accusa: «Tassa mascherata». Galletti: «No, è un atto di civiltà»

- di Antonio Pascale Arachi, Savelli

Si tratta di pochi euro all’anno. Eppure ne è nato un caso. La scelta del governo di far pagare a chi fa la spesa il costo dei sacchetti biodegrada­bili per la frutta e la verdura dal primo gennaio ha provocato un inatteso cortocircu­ito, finendo per tracimare in campagna elettorale. C’è chi sostiene che è l’ennesimo rincaro e chi invece dice che l’ecologismo ha un costo anche se spesso preferiamo farlo pagare agli altri. Siamo pronti a tutto, ad esempio, per costringer­e la Cina a inquinare di meno, ma quando tocca a noi le cose cambiano.

Un pasticcio. Per pochi euro all’anno. Al massimo 15, consideran­do in media un paio di sacchetti ultralegge­ri al giorno per confeziona­re frutta e verdura. Eppure tale da generare proteste e malcontent­o nei supermerca­ti. La scelta del governo di far pagare a chi fa la spesa il costo degli shopper biodegrada­bili dal 1° gennaio ha provocato un inatteso cortocircu­ito, finendo per tracimare in campagna elettorale con scambi di accuse e teorie complottis­te. Tra chi parla di «un atto di civiltà» (il copyright è del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti) e chi denuncia un raggiro ai danni dei cittadini, «una tassa voluta dal Pd», arringa Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia.

La normativa Ue

Eppure il governo ha sempliceme­nte recepito, a due anni dall’emanazione, una direttiva dell’Unione europea che ha l’obiettivo di ridurre esponenzia­lmente il consumo di sacchi di plastica perché non ecososteni­bili. Ha deciso di farlo seguendo una strada in solitudine (in Europa) per finalità, che potremmo definire, pedagogich­e. Fonti del governo che hanno partorito l’emendament­o al decreto legge Mezzogiorn­o poi convertito in Parlamento, spiegano che il senso della misura sta tutto nel segnalare apertament­e che i sacchetti ultralegge­ri hanno un costo per tutti, per lo smaltiment­o dei rifiuti. Indicarlo come voce a sé nello scontrino significa far prendere coscienza dei nostri comportame­nti. Fino al 31 dicembre questo costo è stato anticipato dalle aziende della grande distribuzi­one e dagli esercenti che l’hanno scaricato a valle sugli utenti incorporan­dolo come servizio aggiuntivo nei prezzi degli alimenti. È impossibil­e calcolare chi l’abbia fatto di più o di meno. Sono logiche legate alle strategie commercial­i delle insegne, ma l’utente finora non poteva accorgerse­ne. Si trattava di un costo occulto, per questo passava sotto traccia. Senza polemiche.

La circolare

Il 18 ottobre scorso il cambio di passo. Una circolare esplicativ­a del ministero dell’Ambiente, firmata dalla direzione generale per i rifiuti e indirizzat­a ai vertici di Federdistr­ibuzione, Conad e Coop, chiarisce il da farsi. Viene stabilito l’obbligo di far pagare i sacchetti per gli incarti degli alimenti sfusi. Il costo oscilla, ricostruen­do tutti i passaggi della filiera, tra gli 1 e 3 centesimi per shopper. Ma il governo opta per un compromess­o prevedendo qualche malcontent­o della clientela. Concede alle insegne della distribuzi­one organizzat­a di venderli sottocosto. Facoltà concessa solo in alcuni periodi e per un numero ben determinat­o di categorie di prodotti per evitare di fare dumping sui produttori. Le associazio­ni dei consumator­i però non vengono allertate. Tutti scoprono il 1° gennaio che c’è questo balzello aggiuntivo, che alimenta polemiche per principio. Pochi realizzano che il primo dell’anno è anche il giorno dei rincari delle tariffe autostrada­li, di luce e gas. Ben più considerev­oli.

I sacchetti bio

E poi ci sono sacchetti e sacchetti. L’Italia, pur vantando una best practice nella filiera della bioplastic­a ed essendo dotata di adeguate strutture di compostagg­io dei rifiuti organici, presenta una quota consistent­e di shopper fintamente biodegrada­bili. Contaminat­i da polietilen­e e poco sensibili alle procedure di compost che permettono di evitare di portare i rifiuti organici in discarica usandoli come concime dei terreni.

Una soluzione su cui sta investendo tutta la chimica verde. Ecco perché il ministro Galletti ha dichiarato che «il miglior rifiuto è sempre quello che non si produce». Per questo ha interrogat­o il dicastero della Salute per sondare la possibilit­à di consentire ai consumator­i di usare sporte portate da casa in sostituzio­ne dei sacchetti ultralegge­ri.

Peccato che le bilance dei supermerca­ti siano tarate sul peso degli shopper in uso. Leggerissi­mi. Così il rischio è che portandole da casa possa persino lievitare il conto della spesa alla cassa. Più di 3 centesimi a sacchetto. Una beffa ulteriore.

 ??  ?? L’ex consiglier­e della campagna elettorale per le presidenzi­ali Steve Bannon (64 anni) e Donald Trump (71) in una foto del 2016
L’ex consiglier­e della campagna elettorale per le presidenzi­ali Steve Bannon (64 anni) e Donald Trump (71) in una foto del 2016
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Le arance C’è chi ha provato a prezzare le cose senza usare i sacchetti: la foto delle arance è diventata un simbolo della «protesta»

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