«Serve subito un patto Dividiamoci i posti in base ai sondaggi»
«Non c’è più tempo da ROMA perdere. Dobbiamo sapere subito se ci sono i margini per una alleanza ed un accordo». Giorgia Meloni ha fretta: «Siamo già in campagna elettorale, e io voglio farla seriamente: girando l’Italia, incontrando le categorie, le persone, convincendo chi non ha votato, chi è deluso da Renzi o dal M5S. Voglio far vincere il centrodestra. Per questo dico: muoviamoci, non c’è più un minuto da perdere».
Ci sono ancora dubbi sul fatto che il centrodestra si presenti unito?
«Direi e spererei di no, ma vedo una tendenza a divaricare anziché ad unire che non mi piace. Mi preoccupa un clima in cui ci si impegna più
Ci si impegna di più a parlar male del proprio alleato che a battersi contro gli avversari Lo scenario Senza una maggioranza bisognerà cambiare la legge elettorale e tornare al voto
a parlar male del proprio alleato per ragioni di competizione interna che non a battersi contro gli avversari. Purtroppo questa legge, che noi soli non abbiamo votato, porta a questi risultati. Ma io che mi sono sempre battuta per l’unità del centrodestra, e non a caso FdI è il partito che percentualmente cresce di più, dico che è il momento di invertire la marcia. Cercando di rubarci i voti non si va da nessuna parte».
Salvini si oppone alla «quarta gamba» della coalizione, dice che ne bastano tre. Lei?
«A me più che il conto delle gambe interessa la testa... Il che significa anche darsi un metodo. Chi vuole dare il suo apporto con proprie liste, apparentandosi, lo faccia, non mi oppongo. Ma nell’uninominale propongo una regola: di queste figure venga candidato solo chi raccoglie il sì di tutti e tre i partiti della coalizione, FI, Lega e FdI. Se non c’è l’unanimità, non c’è candidatura, perché poi spetterà a tutti noi in ciascun collegio fare campagna per il candidato
unitario».
E sul metodo con cui dividervi le candidature avete raggiunto un’intesa?
«Io avrei voluto le primarie, ma è troppo tardi ormai. Quindi facciamo la cosa più semplice: prendiamo tutti i sondaggi di tutti gli istituti pubblicati nell’ultimo mese e facciamo una media. Credo sia una soluzione equa». Anche lei vuole un «patto anti-inciucio» come Salvini?
«Veramente io la clausola anti-inciucio l’ho chiesta per prima, sei mesi fa. E la voglio chiara: ci si impegni a non fare accordi in Parlamento con nessuna delle due sinistre, né col Pd né col M5S». Riuscirete ad avere un programma unico?
«Dovrà esserci un programma cornice di coalizione in cui ci riconosciamo tutti. Poi ogni partito avrà un suo programma con cui si caratterizza: se ci presentiamo con tre candidati premier, dobbiamo spiegare quale è il valore aggiunto che ciascuno di noi porta. Il mio vuole essere il movimento dei patrioti, sono per un grande piano per la natalità, per la difesa feroce del Made in Italy, contro gli accordi dell’Ue che ci penalizzano, contro la concorrenza sleale cinese. Sono per la sicurezza, contro l’immigrazione incontrollata, per più servizi sociali, per l’assegnazione delle case popolari con il vincolo della residenzialità, per una flat tax del 15% da applicare sulla parte di reddito incrementale rispetto all’anno precedente, per un grande piano infrastrutturale per il Sud». E se dalle urne non uscirà un vincitore?
«Nessun governo con chi queste elezioni le perderà perché ha fallito, parlo del Pd come di Gentiloni. Se non ci sarà un vincitore, il Parlamento chieda scusa, faccia una modifica minima alla legge elettorale inserendo il premio di maggioranza ed entro un mese si torni a votare».