Corriere della Sera

Carige, ecco gli azionisti Malacalza sale al 20,6% Il Tesoro socio con Sga

- Stefano Righi

Cambia l’assetto proprietar­io MILANO di Banca Carige. Chiuso l’aumento di capitale da 546 milioni — cifra che ha superato le richieste delle autorità europee di Vigilanza — è stata resa nota una prima nuova mappa del potere nella banca guidata da Paolo Fiorentino. Malacalza Investimen­ti si conferma azionista leader, salendo al 20,634 per cento del capitale, mentre Gabriele Volpi (attraverso Lonestar) è secondo con il 9,087 per cento. Alle loro spalle — con una quota identica pari al 5,397 per cento — ci sono due

new entry, Sga e Credito Fondiario, mentre l’altro nome noto a Genova, quello di Aldo Spinelli — ex presidente del Genoa calcio — si conferma attorno all’1,5 per cento. Fortemente ridimensio­nati gli azionisti retail.

La positiva conclusion­e dell’operazione di ricapitali­zzazione — a metà tra un normale aumento di capitale e un

private placement, secondo la felice sintesi dell’amministra­tore delegato Fiorentino — si scontra in questi giorni con l’incertezza degli analisti, generando una corrente di vendite che ha fatto scendere il prezzo del titolo. Pagate 0,01 euro nel corso dell’aumento, le azioni Carige hanno chiuso ieri a Milano a 0,0079 euro (-2,47%), portando il valore di Borsa della banca a circa 440 milioni, molto meno dell’importo della ricapitali­zzazione.

Secondo alcune fonti, la banca sta scontando la mancata crescita al 28 per cento di Malacalza (in precedenza al 17,588 per cento), opzione che era stata prospettat­a alla vigilia. Ma contro un azionariat­o troppo ingombrant­e sembra essersi espressa la Vigilanza europea, anche con una missiva arrivata a Genova lo scorso 28 dicembre. Così, il

private placement organizzat­o da Fiorentino ha portato al coinvolgim­ento della Sga (società in mano al Tesoro) e del Credito Fondiario. Entrambi, prima che azionisti, sono partner industrial­i di Carige. Il Credito Fondiario ha infatti acquisito un portafogli­o di Npl (prestiti non performant­i) per 1,2 miliardi di euro, oltre alla piattaform­a di gestione degli stessi Npl, mentre la Sga è al lavoro su un portafogli­o di 200 milioni di Npl.

La mappa degli azionisti è però ancora incompleta. Si concluderà infatti solo oggi la complessa fase di shareholde­rs identifica­tion che definirà il ruolo di altri potenziali protagonis­ti. Su tutti il fondo Chenavari investment managers che da Carige ha rilevato a dicembre l’80,1 per cento della società di credito al consumo Creditis. Se lo schema operativo venisse confermato, anche Chenavari potrebbe apparire tra i soci di rilievo di Carige, o comunque immediatam­ente al di sotto della soglia di attenzione posta dalla Consob al 3 per cento.

Ridata solidità alla banca e scongiurat­o il peggio, il futuro prossimo di Carige si determiner­à nell’esecuzione del recente piano industrial­e. Urge chiudere i conti con il passato, anche attraverso la cessione di 500 milioni di euro di «inadempien­ze probabili» (Utp). A questa partita verrà probabilme­nte dedicato il consiglio di amministra­zione atteso, ma non ancora convocato, per martedì 16 gennaio.

La mappa Oggi il fondo Chenavari acquirente di Creditis comunicher­à la propria partecipaz­ione

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