La prima a denunciare «Mi parlava di sesso Era capace di scrivere 200 sms in un giorno»
«Le alunne coinvolte sono almeno una decina. Mi mostrava i loro messaggi: già prima del Tasso, in altre scuole, aveva avuto storie, incontri e non solo parole».
È maggiorenne ma, comprensibilmente, vuole restare anonima la ragazza che per prima ha denunciato Maurizio Gracceva, il professore di storia e filosofia dello storico liceo Tasso adesso accusato di molestie. Al Tasso chi lo sapeva?
«Il mio migliore amico ha stampato tutti gli sms che mi aveva inviato e li ha portati al preside. Lo sapevano anche gli insegnanti: era già stato richiamato anche prima della mia denuncia, gli altri prof lo controllavano».
Perché alunne e professore si scambiano il numero di cellulare?
«Per motivi scolastici, c’era la scusa di condividere un libro. Diceva “ti lascio il mio numero così stasera mi ricordi che domani devo portartelo” e cominciava la conversazione. Lui si è sempre vantato di avere un rapporto amichevole coi suoi alunni, aperto. È convinto che lo adoriamo e per questo anche dopo aver saputo della denuncia, ha avuto la faccia tosta di ripresentarsi a scuola». Quando hai avvertito che stava superando il confine?
«È un uomo colto, dai modi affascinanti, forse all’inizio io ho sbagliato a dargli corda ma pensavo mi volesse bene, c’era anche la prospettiva di scrivere un libro a quattro mani e non volevo rovinare tutto. Poi ha cominciato a fare battute pesanti. Nei messaggi parlava di sesso, orgasmi e viagra. E quelli erano i suoi modi. Chiamava le ragazze alla cattedra e le faceva sedere vicine a lui. Se non gli stavi simpatica dava brutti voti: con me è successo, dopo il mio rifiuto raccontava anche agli altri
prof che non ero più brava come prima». Due anni così?
«No, quando è arrivato io e le mie amiche, che adesso sono anche le mie testimoni, eravamo in prima liceo, non capivamo davvero quel genere di atteggiamenti. La situazione cambia tra maggio e luglio (del 2017, ndr), 2.600 messaggi che adesso sono a disposizione della Procura. E se non mi facevo viva impazziva, alzava i toni: “Cosa stai facendo, perché non rispondi?”. Ad agosto, durante la pausa estiva, ha cominciato a tartassare una mia amica perché voleva che tornassi a rispondergli ai messaggi, diceva che l’avevo illuso, credo volesse mettersi con me, era capace di inviare duecento sms in un giorno. Poi a settembre, col rientro a scuola, la situazione è precipitata».
Che cosa è successo?
«Io ho sempre avuto la media del 9 e invece non andava più bene niente. Diceva “quanto sei peggiorata”. Ho sostenuto un’interrogazione su Kant di due ore mentre lui continuava a farmi perdere il filo. E fuori dalla classe fissava me e il mio ragazzo in modo inquietante. A quel punto l’ho detto al mio migliore amico e il caso è scoppiato: abbiamo mostrato i messaggi al preside e il 12 ottobre ho presentato denuncia». Perché parli di un caso non isolato?
«Perché lui stesso mi raccontava delle altre sue ragazze, alunne anche di altre scuole. Le sceglieva fragili, timide, forse per evitare che parlassero. Faceva tanti regali: libri, un disegno, una collana». Se tornasse a scuola?
«Se prova a mettere piede al Tasso ci saranno le barricate».