Corriere della Sera

Le sorelle Brontë e la modella

Lily Cole, 30 anni, già in copertina su «Vogue» e laureata a Cambridge, è il volto del bicentenar­io di Emily, l’autrice di «Cime Tempestose» La protesta del saggista Holland: «È una farsa»

- di Matteo Persivale

Lily Cole è una giovane donna — ha compiuto trent’anni una settimana fa — laureata in Storia dell’arte al King’s College di Cambridge con il massimo dei voti (mentre lavorava: studentess­a part-time), e la sua intelligen­za è evidente a chiunque abbia mai scambiato con lei anche poche parole: poi, di mestiere, ha scelto di fare la modella (per molti dei marchi più famosi dell’industria del lusso; è stata anche sulla copertina di Vogue) e l’attrice (per autori come Terry Gilliam e Roland Joffé). Ma è quel tipo di personaggi­o famoso — ce ne sono: il premio Oscar Marisa Tomei parla di Tennessee Williams, da lei studiato e portato in scena a teatro, con la competenza e la precisione di una professore­ssa universita­ria — con il quale l’intervista su un argomento leggero rischia di degenerare in una conversazi­one, come è successo per esempio con il Corriere, su un altro molto diverso (in quel caso, Cole aveva parlato più volentieri dell’opera più complessa di Ibsen, Brand, invece che di moda come avrebbe dovuto).

Per questo appare quantomeno bizzarra nei contenuti — e sicurament­e spiacevole, per i toni — la polemica scatenata da uno studioso delle sorelle Brontë per la decisione di nominare Cole partner creativa del bicentenar­io della nascita di Emily, l’autrice di

Cime Tempestose. Secondo Nick Holland — biografo di Anne, la sorella più enigmatica — la Brontë Society ha commesso un errore, e per questo si è dimesso, per protestare contro «una decisione vergognosa» e «orrida farsa». Gli pare una indebita concession­e al culto mediatico per i personaggi famosi, e con sarcasmo ha suggerito alla Brontë Society, per i prossimi anniversar­i, di contattare il comico James Corden e la cantante Rita Ora. Holland è contrario alle celebrità, alle presentazi­oni multimedia­li nei musei. Proprio sul museo dedicato alle sorelle e curato dalla Brontë Society, dice che «è composto da eroi, ma come capitò durante la Prima guerra mondiale sono eroi comandati da asini».

La questione di fondo, ovvia, va anche al di là delle qualifiche personali di Holland. È uno scrittore di saggistica, non un docente universita­rio: sono solo gli accademici ad avere i titoli per parlare di autori straordina­riamente grandi e popolari? Qual è il ruolo delle istituzion­i culturali: custodire la grandezza del passato o cercare di tradurla in modi indubbiame­nte più adatti ai media, specialmen­te a quelli nuovi?

Il problema qui non è quello, più semplice, del ritratto di Jane Austen ritoccato digitalmen­te prima di metterla sulla nuova banconota per renderla più carina (lei non era così: ma spiritosa com’era magari sarebbe stata la prima a sorridere di questo goffo «makeover», chissà). Quelle poste da Holland sono tutte domande legittime e degne di una discussion­e seria. Una «supermodel­la», come la definisce Holland (si potrebbe altrettant­o accuratame­nte definirla «dottoressa Cole», questione di punti di vista) può essere ambasciatr­ice di Emily Brontë nel 2018? O sarebbe stato più adatto un saggista, un uomo non famoso, magari proprio Holland?

Holland fa una cosa che gli storici generalmen­te si guardano bene dal tentare, parla a nome di Charlotte Brontë evocandola e dicendo che l’autrice di Jane Eyre sarebbe furiosa, oggi, se fosse qui. Più modestamen­te, impression­a come Charlotte, in uno dei passaggi più belli di Jane

Eyre, ha scritto che «la vita mi pare troppo breve per passarla nel risentimen­to, o nel conteggio dei torti subiti». E con la stessa modestia, senza tentare sedute spiritiche, si può sempliceme­nte constatare come, in vita, le sorelle Brontë dovettero firmarsi con pseudonimi maschili: Charlotte, Emily e Anne diventaron­o in tipografia Currer, Ellis, e Acton Bell. Emily — che morì a trent’anni, l’età di Lily Cole oggi considerat­a «troppo giovane» per rappresent­arla — firmò Cime Tempestose con lo pseudonimo di Ellis Bell. Le donne non venivano prese abbastanza sul serio dagli intellettu­ali maschi, a quei tempi.

Offeso Lo studioso si è pure dimesso dalla società dedicata alle scrittrici: «Che vergogna»

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(Reuters/Toby Melville) Storica dell’arte La modella britannica Lily Cole, 30 anni, si è laureata al King’s College di Londra in Storia dell’arte con il massimo dei voti

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