Strane coppie & nuove liste
Strade politiche diverse ma ora si trovano insieme Non solo Bonino-Tabacci Dagli ex alfaniani con l’Idv al duo Tosi-Mastella
Gli opposti si attraggono: in fisica, in amore — si dice — e anche in politica, almeno in questa tornata elettorale. Carriere e provenienze diverse, vite parallele, posizioni lontane. Per poi trovarsi fianco a fianco, sotto lo stesso simbolo, al voto del 2018.
Quando Bruno Tabacci è corso in soccorso di Emma Bonino, prestando il simbolo di Centro democratico a +Europa — permettendole così di non incappare nella raccolta firme per presentare la lista alle elezioni — già l’accostamento ha destato stupore: la leader delle battaglie radicali con l’ex democristiano, fondatore della formazione centrista. Alla quale aderisce, tra gli altri, un altro ex Dc di lungo corso come Angelo Sanza, che partito da Ciriaco De Mita si trova così a incrociare il cammino politico (da volontario, ha assicurato, perché non correrà) con Marco Cappato, per esempio, esponente dell’associazione Luca Coscioni (che si è autodenunciato per aver accompagnato in Svizzera Dj Fabo per il suicidio assistito). In comune radicali ed ex Dc, dicono, hanno europeismo e lotta ai populismi. Però anche Riccardo Nencini, leader socialista, che pure aveva offerto a Bonino un posto in Insieme, si è chiesto il perché di questa intesa: «Con noi forti assonanze politiche. Risposta negativa. Stessa proposta da Tabacci. Risposta positiva. Ma le assonanze politiche sono decisamente meno».
Ma di alleanze sorprendenti ce ne sono altre. Dentro Civica popolare, lanciata da Beatrice Lorenzin e Lorenzo Dellai, gli esponenti di Area popolare, fondata da Angelino Alfano, coabitano con l’Italia dei Valori, partito creato da Antonio Di Pietro, che lo ha lasciato nel 2014, ora guidato da Ignazio Messina. La formazione protagonista delle battaglie contro Alfano sulla giustizia è confluita nella lista degli alfaniani (con Centristi per l’Europa di Casini, Italia è Popolare di Giuseppe De Mita e Democrazia solidale).
Esperienze diverse nella stessa lista (non coalizione): è effetto della legge elettorale che spinge i più piccoli a mettersi insieme per superare lo sbarramento del 3%. Così, guardando al centrodestra, si può vedere lottare nello stesso schieramento un’altra strana coppia: l’ex leghista Flavio Tosi, da Verona, e l’ex Dc Clemente Mastella, da Ceppaloni, che è pronto a far confluire l’Udeur nella «quarta gamba» (Noi con l’Italia e Udc). Le battaglie per il Nord e la tradizione Dc del Sud.
È stato accolto con stupore anche il sostegno di Gianni Alemanno e Francesco Storace, con il Movimento per la sovranità, alla Lega di Matteo Salvini. «Non è una manovra elettorale, ma una scelta politica», hanno chiarito. Non hanno certo convinto Giorgia Meloni: «Se Salvini è contento così...», ha detto al Fatto. E c’è chi ha ricordato quando Alemanno diceva, era il 2014: «Lega Nord al Sud? Salvini ha perso l’orientamento».
Si viene da una legislatura avviata con larghe intese e conclusa con una maggioranza composita: alleanze inedite e riposizionamenti possono essere fisiologici. Ma sul territorio liste che accolgono esperienze politiche diverse rischiano di creare qualche tensione. Dal Veneto, dove ora i tosiani si trovano accanto vecchi nemici (come Stefano Casali, accusato di «tradimento» quando ha sposato la causa di Sboarina contro l’ex sindaco di Verona). Alla Puglia, dove tra i leader locali delle formazioni centriste, come Ap e Udc, in passato non sono mancate frizioni. E qualche confusione rischiano di crearla anche tra gli elettori.
I sovranisti Alemanno e Storace con Salvini. Facendo storcere il naso a Giorgia Meloni