Il pendolo di Guariniello: io in politica? Sì, no, magari
Piace a M5S ma l’ex pm: farei il ministro in qualunque governo
Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi. Per sintetizzare il rapporto tra l’ex pm Raffaele Guariniello e la politica serve la strofa di una nota canzone: un interesse evidente, poi un accorto ritrarsi, infine la disponibilità, accompagnata da una robusta consapevolezza di sé: «Se il Parlamento mi vuole, io sono pronto» ha dichiarato in un’intervista rilasciata al Corriere Torino. Non un partito o l’altro, il Parlamento.
Guariniello, 76 anni, ha condotto inchieste celebri, con la capacità di gestirle anche mediaticamente, una fama da inquirente rigoroso, inflessibile davanti ai «colossi», fossero case farmaceutiche (tangenti) o squadre di calcio (doping), fossero l’Eternit (i morti di amianto a Casale Monferrato) o la Thyssenkrupp (il rogo dell’acciaieria di Torino). Questo profilo, stando a quanto ha raccontato lo stesso magistrato, ha interessato spesso la politica: «Mi hanno chiesto varie volte di fare il sindaco di Torino», aggiungendo con nonchalance, «mi pare fossero i Ds, quando segretario era Veltroni». Quelli, però, erano i tempi della toga tutta di un pezzo: «Io gli dissi: ci penso, ma se fai il magistrato non puoi fare il politico».
Guariniello ha lasciato la magistratura nel 2015, dopo 48 anni di servizio. E da allora, la suggestione, la lusinga, il richiamo della politica, sono prepotentemente tornati. «La sindaca Raggi mi vuole come capo di gabinetto, ci sto pensando» dice all’indomani della tumultuosa uscita di scena di Carla Romana Raineri, anche lei magistrato, prima testa (di una lunga serie) a cadere nel Campidoglio a cinque stelle. Anche in quell’occasione non se ne fece niente.
Ma i palazzi della politica, in questi anni, l’ex procuratore di Torino ha cominciato a frequentarli da consulente della commissione parlamentare sulle vittime dell’uranio impoverito. Il suo nome circola in particolare tra i Cinquestelle, Luigi Di Maio lo stima, si parla di lui come possibile ministro.
E qui torna il vorrei, non vorrei, ma se vuoi. «Incontro tanti politici nei corridoi della Camera — reagisce drasticamente alle voci —. Ma sto bene dove sto». È finita? No.
Al Corriere Torino Raffaele Guariniello esplicita, in forma indiretta, l’ultima versione del suo desiderio — «se il Parlamento mi vuole» — e puntualizza: «Ma non fatemi fare la campagna elettorale, non voglio che il mio nome sia associato ad alcun partito». Non candidarsi significa fare direttamente il ministro — «quello del Lavoro? Perché no, mica male» —. Ma per chi? «In qualunque governo» risponde, senza ormai porsi limiti.
Varie volte mi hanno chiesto di fare il sindaco di Torino ma allora dissi no a un magistrato in politica I paletti «Se il Parlamento mi vuole, io sono pronto Ma non fatemi fare la campagna elettorale»