Corriere della Sera

IL 4 NOVEMBRE 2018 SIA FESTA NAZIONALE

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Caro Aldo,

il 4 novembre prossimo ricorreran­no 100 anni dalla fine della Prima guerra mondiale, conflitto che ha reso possibile l’unità nazionale, sia pure al prezzo di centinaia di migliaia di morti. Non c’è famiglia che non abbia avuto caduti. Anche il presidente Mattarella ne ha parlato nel discorso di fine d’anno. La ricorrenza è però stata soppressa nel 1977 come festività. Sarebbe bello che, almeno per questa volta, la ricorrenza venisse solennizza­ta in modo particolar­e, affinché tutti, specialmen­te i giovani, ricordino il significat­o nei suoi molteplici aspetti e meditare. Lei che ne pensa?

Luigi Solari

L_Solari@libero.it

Caro Luigi,

Q uando venne proclamato per il 17 marzo 2011 un giorno festivo, per i 150 anni dell’unità d’Italia, la protesta fu generale. La Confindust­ria obiettò che si perdeva una giornata di lavoro. I leghisti, non ancora convertiti al nazionalis­mo e al sovranismo, protestaro­no. Si unirono al malcontent­o i neoborboni­ci, che ai nordisti sono speculari: entrambi sono convinti che i propri mali siano colpa di altri italiani. Insomma l’unificazio­ne nazionale si ritrovò senza padri: a chi importava di Cavour e di Garibaldi? Chi erano mai i martiri di Belfiore e i fratelli Bandiera (o erano le sorelle?).

Invece il 17 marzo 2011, e in generale i 150 anni, furono un grande successo. Perché non si celebrava solo il Risorgimen­to – peraltro ingiustame­nte denigrato: non c’erano solo i sciuri, ma i popolani nelle vie di Milano durante le cinque giornate –, ma i caduti di tutte le guerre, e gli uomini e le donne che dopo le guerre avevano ricostruit­o il Paese, e con il Paese la democrazia. Ero a Firenze la notte bianca tra il 16 e il 17 marzo, e ricordo ragazzi indossare le medaglie dei nonni, tricolori dappertutt­o, una folla felice e orgogliosa di essere italiana. Lo stesso accadde in altre città.

Il 4 novembre ricorrono i cent’anni nella vittoria della Grande Guerra. Una guerra che era meglio non fare, in cui entrammo con una forzatura ai limiti del colpo di Stato, e che a lungo fu condotta dai generali con metodi sbagliati quando non criminali. Ma questa non è una buona ragione per non ricordare i nostri nonni, che un secolo fa in questi stessi giorni sul Piave salvavano l’Italia, e in qualche modo la facevano per la seconda volta.

Per tutte queste ragioni credo sia giusto che almeno per quest’anno l’anniversar­io della vittoria venga ripristina­to a tutti gli effetti, e che il 4 novembre 2018 (che oltretutto cade di domenica) sia festa nazionale.

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