Corriere della Sera

Il silenzio (inquieto) delle innocenti

- di Beppe Severgnini

«S tare alla larga da scuola? Un lavoratore, finché non li perde, ha dei diritti: una cattedra non capita così per caso, è conseguenz­a di concorsi vinti, io ho un diritto che resta inalienabi­le, che non può essere cancellato con qualche frase ad effetto detta da Tizio o Caio». Solo un profondo turbamento può spiegare questa frase di Maurizio Gracceva, insegnante del liceo Tasso di Roma, accusato dalle alunne di comportame­nti che definire inappropri­ati è poco.

«Fino a 200 messaggi al giorno – ha raccontato una di loro – ci parlava solo di sesso e viagra». Tra maggio e luglio dell’anno scorso, la ragazza – minorenne – dice di averne ricevuti 2.600. Poiché i messaggi restano, non sembra difficile scoprire la verità. Se questo comportame­nto venisse confermato, il professor Gracceva dovrebbe essere radiato dalla scuola italiana, cattedra o non cattedra. Se il Ministero non fosse in grado di farlo, sarebbe vergognoso.

Fin qui la parte semplice di una brutta questione. Ora viene la parte complicata. Perché le alunne hanno subìto per mesi in silenzio? Soggezione e timore, è ovvio. Non possiamo giudicarle, ma dobbiamo capire i meccanismi psicologic­i che le hanno indotte a tacere. È colpa infatti di noi adulti – le famiglie allargate, gli insegnanti, gli educatori – se i sistemi di allarme non scattano. Com’è possibile che quelle adolescent­i non abbiamo chiesto aiuto e consiglio a nessuno, per mesi? Forse non sapevano a chi chiederlo.

E state certi: non succede solo in una scuola di Roma. È accaduto molto di peggio in una palestra di Lonato del Garda, dove un istruttore di karate è accusato di violenza sessuale di gruppo, atti sessuali con minori e detenzione di materiale pedopornog­rafico. Il caso più incredibil­e è avvenuto negli Usa. L’ex medico della squadra nazionale di ginnastica è stato condannato a 60 anni di carcere: 125 atlete lo accusano di aver abusato di loro, per anni. La domanda «Perché hanno taciuto tanto a lungo?» è odiosa. La domanda «Come riescono, certi personaggi, a terrorizza­re le vittime al punto da bloccarne ogni reazione?» è invece opportuna.

Il silenzio delle innocenti è sconvolgen­te. Ma va affrontato. Solo così i disastri di oggi non diventeran­no le tragedie di domani.

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