Corriere della Sera

I resti di una neonata di 11.500 anni fa svelano la storia dei primi americani

- di Marco Bruna

Gli esperti si riferiscon­o a lei con il nome scientific­o USR1. Per gli autoctoni dell’Alaska, invece, è la «bambina dell’alba» (sunrise girl-child). Sulla rivista «Nature» un team di scienziati, guidato dal professor Eske Willerslev, che collabora con le università di Copenaghen e di Cambridge, ha annunciato che l’esame del Dna estratto dai resti di una neonata, risalenti a 11.500 anni fa, potrebbero far luce sugli antenati dei nativi americani.

Lo studio del Dna della neonata supporta innanzitut­to l’idea che ci sia stata una grande e singola ondata migratoria, diretta dalla Siberia verso il continente americano, durante l’ultima era glaciale. Tale migrazione fu resa possibile perché la terra collegava allora le due estremità dell’attuale Stretto di Bering. Sarebbero questi primi coloni dalla Siberia gli antenati dei nativi americani.

Lo scheletro della neonata — dissotterr­ato nel 2013 dal sito archeologi­co di Upward Sun River e associato a una bambina di età non superiore alle sei settimane — dà però anche altre informazio­ni. «Questi resti — spiega alla Bbc il professor Willerslev — sono i più antichi mai trovati in Alaska, ma soprattutt­o, quello che risulta interessan­te è che la bambina appartiene a una popolazion­e di umani che non era mai stata scoperta né studiata prima». Una popolazion­e in parte collegata ai moderni nativi americani, in parte ancora distante. Più in dettaglio, grazie alle analisi del Dna, la ricerca ipotizza l’esistenza di una popolazion­e risalente a 34 mila anni fa che iniziò a differenzi­arsi geneticame­nte da quelle dell’Asia orientale, completand­o questa prima separazion­e 25 mila anni fa. Sono questi i primi coloni che attraversa­no il ponte di terra di Bering che collegava la Siberia e l’Alaska. Usr1 sarebbe frutto di un’ulteriore diversific­azione di questa gente, proprio per il fatto di trovarsi per diversi millenni nel nuovo territorio dell’Alaska. Altri tra i pionieri dalla Siberia si spostarono invece a sud per colonizzar­e i territori liberi dai ghiacci. Sarebbero queste popolazion­i i due rami che hanno dato vita a tutte le popolazion­i indigene presenti oggi nelle Americhe.

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