Ciampi, l’Italia nella giuria dei Grammy
Ha suonato per gli Obama nel 2015, alla Casa Bianca; l’anno dopo ha incontrato papa Francesco, al quale ha dedicato il brano Preludio
per due violoncelli. E il prossimo 28 gennaio siederà, unico rappresentante per l’Italia, nella giuria dei Grammy Awards, gli Oscar della Musica che verranno assegnati al Madison Square Garden di New York. «Essere stato scelto in giuria dalla Recording Academy attraverso un ferreo processo di selezione è una grande soddisfazione» spiega il giovane compositore e direttore d’orchestra Gabriele Ciampi. Nonostante il successo, però, non si è montato la testa e non rinnega l’Italia: «Io mi considero un cervello in prestito, non in fuga. Sono orgoglioso di essere italiano e spero di tornare qui. La mia è una parentesi, un arricchimento, ma il mio sogno è quello di tornare e dare un contributo al mio Paese». Pensando ai premi musicali americani e al processo di selezione delle canzoni arrivate in nomination, osserva: «Sarebbe bello poter utilizzare il sistema della giuria dei Grammy anche per il Festival di Sanremo. Ci vorrebbe una rivoluzione che parta dalla scelta della giuria con esperti del settore non legati all’ambiente discografico». Qual è la strada giusta da seguire? «Abbandonare l’idea del personaggio, del talent televisivo e concentrarsi sulla qualità della musica». Negli ultimi dieci anni «abbiamo assistito alla crescita di personaggi che sono diventati famosi dal giorno alla notte». Dopo i Grammy, Ciampi si esibirà al The Broad Stage di Los Angeles, dove dirigerà la Santa Monica Symphony Orchestra. Poi tornerà in Italia, dove in autunno concluderà il suo tour al Dal Verme di Milano insieme con l’Orchestra dei Pomeriggi Musicali.