Lombardia, Maroni lascia
Il caso al vertice della coalizione di centrodestra. Intesa anti legge Fornero
Un vertice durato quattro ore. Ad Arcore nasce il patto tra Berlusconi, Salvini e Meloni. Tra le priorità della coalizione di centrodestra, che comprende anche il quarto polo, l’abolizione della legge Fornero. L’incontro è servito a parlare dei candidati alle regionali in Lazio e Lombardia, alla luce dell’indisponibilità di Maroni a ripresentarsi. E spunta la candidatura dell’ex sindaco di Varese, Fontana. All’assemblea generale di Liberi e uguali, Grasso promette: via le tasse universitarie. E Bersani precisa le strategie: «Dialogo con tutti, tranne che con la destra».
I candidati Domani il confronto sulle candidature. Tra una settimana il nuovo incontro dei leader Il patto «anti inciuci» A febbraio ci sarà una manifestazione con la firma del patto «anti inciucio» dei candidati
Quattro ore di incontro ROMA ad Arcore, con pranzo e lunghe discussioni in un clima «molto positivo», portano a un risultato importante per il centrodestra: Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e il Quarto Polo si presenteranno uniti alle elezioni politiche, con un programma comune che recepisce le principali richieste di ciascuna forza, e con candidati comuni alle Regionali.
Lo recita un lungo comunicato siglato al termine del vertice tra Berlusconi, Salvini e Meloni, rispettivamente affiancati da Ghedini, Giorgetti e La Russa, i tre plenipotenziari dei leader che presiederanno (con Mariastella Gelmini, Roberto Calderoli e Francesco Lollobrigida) il tavolo delle candidature, pronto a riunirsi questa settimana assieme a quello sul programma, guidato dai capigruppo dei partiti. Alla fine, forse già domenica o lunedì prossimi, si rivedranno gli stessi capi di Forza Italia, Lega e FdI per siglare l’intesa, che dovrà prevedere anche i nomi dei candidati del Lazio e della Lombardia, della quale si è a lungo discusso nel vertice visto che l’indisponibilità a ricandidarsi di Roberto Maroni riapre la corsa al Pirellone, dove ancora non è stato individuato un candidato certo ma solo «il suo profilo». E la corsa non è al traguardo nemmeno nel Lazio: come per la Lombardia, si aspettano i risultati dei sondaggi commissionati per capire chi possa avere le maggiori chance, con buone probabilità che tocchi alla fine a Maurizio Gasparri: se accordo sarà, al sindaco di Amatrice Pirozzi già in campo, esponente di Fratelli d’Italia (che mette sul piatto anche il nome di Rampelli), verrebbe offerto in cambio del ritiro un collegio alla Camera o al Senato.
Questi i nodi ancora da sciogliere, assieme a quelli sulle quote di collegi da distribuire a ciascuna forza e sui nomi: è passato infatti il criterio proposto dalla Meloni di candidare nell’uninominale solo chi riscuota l’approvazione di tutti gli alleati.
Grossi passi avanti si sono invece fatti sulla struttura dell’alleanza e sul programma. Si ufficializza appunto una coalizione a quattro (con i rappresentanti della componente centrista che parteciperanno alle riunioni dei vari tavoli) che si presenterà anche con una lista unitaria e un simbolo comune con i nomi di tutti i leader nella circoscrizione estera.
E si è trovata l’intesa, almeno nei titoli e in attesa che venga scritto ogni passaggio nero su bianco, sui punti comuni del programma: Salvini porta a casa quello che è diventato il suo slogan da tempo, la «revisione del sistema pensionistico, cancellando gli effetti deleteri della legge Fornero»; la Meloni un «imponente piano a sostegno della natalità» e la difesa del «Made in Italy», FI insiste sulla flat tax, sulla riforma della giustizia e del giusto processo nonché sull’adeguamento delle pensioni minime a 1000 euro, e tutti condividono in pieno il «meno tasse», il «controllo dell’immigrazione», la necessità di una legge sulla legittima difesa e l’impegno per ottenere «meno vincoli dall’Europa».
Si valuterà se istituire una commissione di saggi per vagliare sulla «presentabilità» dei candidati mentre è deciso che si terrà una grande manifestazione a febbraio con tutti gli aspiranti deputati e senatori che dovranno firmare una sorta di patto «anti-inciucio», ovvero un documento definito «impegno di serietà» con il quale si esclude di far parte di una maggioranza con Pd o Movimento 5 Stelle. Richiesta esplicita di Fratelli d’Italia e Lega che è stata quindi recepita.
Ora si va alla stretta finale su collegi e nomi, con un Berlusconi che — in un’intervista al Foglio — si pone come garante della coalizione: «FI sarà di gran lunga la maggior forza politica della coalizione e garantirà che non ci possa essere spazio per tentazioni demagogiche, se mai si dovessero manifestare».