La promessa di Grasso: università gratis
«Io caposquadra di Liberi e Uguali. Via le tasse per iscriversi». Bersani: dialogo con tutti tranne a destra
Pietro Grasso dismette per un giorno ROMA i panni di presidente del Senato e indossa quelli del capitano di Liberi e Uguali, «felice di essere il caposquadra» di Speranza, Fratoianni, Civati e Laura Boldrini. «Voglio tornare attivista come lo ero a vent’anni», guarda al passato il leader della sinistra, prima di chiamare l’applauso per la presidente della Camera: «Laura siamo orgogliosi di averti qui, il tuo impegno per i diritti è straordinario».
È il giorno dell’assemblea nazionale di Leu all’hotel Ergife, il giorno di approvare le regole per le candidature, che saranno piuttosto restrittive. Chi ha ricoperto due mandati a livello locale e parlamentare non potrà ricandidarsi, salvo «un numero limitato e motivato di deroghe». Pressoché certe le eccezioni per D’Alema, Bersani, il capo della comunicazione Piero Martino e il tesoriere Paolo Fontanelli.
Grasso ha scelto criteri di selezione rigidi anche sul piano etico. Per l’ex magistrato «la legge Severino non basta», in Parlamento il leader di Leu vuole portare «donne e uomini rispettati e rispettabili». Un’asticella che lascia fuori da Camera e Senato, come incandidabili, gli indagati e i rinviati a giudizio per mafia, terrorismo e reati ambientali.
Ad aprire i lavori dell’assemblea programmatica è la coordinatrice della campagna elettorale Rossella Muroni, ex presidente di Legambiente. E quando tocca a Grasso, il leader interpreta a suo modo lo slogan del laburista inglese Jeremy Corbin, «Per i molti non per i pochi». Antifascismo, Costituzione, libertà e democrazia parlamentare sono le parole chiave. Il primo comandamento è il lavoro, il che vuol dire smantellamento del Jobs act di Renzi.
Grasso annuncia una «lotta senza quartiere alla grande evasione fiscale per recuperare 50 miliardi» e lancia una proposta che divide anche all’interno: abolire tutte le tasse universitarie, un taglio che costerebbe allo Stato 1,6 miliardi. E per quanto la polemica politica non sia nelle sue corde, la seconda carica dello Stato lancia agli avversari qualche provocazione (soft).
Berlusconi? «In 25 anni di favole ne abbiamo sentite tante». Renzi? «Ha detto di voler abolire il canone Rai dopo averlo messo in bolletta». Il M5S? «Cambia sempre idea». Il tema delle alleanze è rimandato al dopo elezioni. «Io guardo avanti» si limita ad affermare Grasso, confermando però la trattativa con il Pd per l’alleanza alle Regionali nel Lazio: «Prenderemo contatti con la base e poi con Zingaretti». Bersani vuole parlare «con tutti, tranne la destra».
Luigi Di Maio invece non vuole parlare con Laura Boldrini, perché non nutre «alcuna stima politica» per chi «non ha saputo gestire l’aula di Montecitorio». Disistima ricambiata dalla presidente, che nel suo intervento all’Ergife chiede ai compagni di strada di non lasciare ai cinquestelle il monopolio del digitale.