Putin festeggia il Natale ortodosso (e rinsalda il legame con la Chiesa)
Il Natale ortodosso, che si celebra due settimane dopo il nostro, ha offerto a Vladimir Putin l’occasione per cementare ulteriormente il fortissimo legame con la Chiesa. A San Pietroburgo il presidente russo è stato ripreso dalla tv di Stato mentre si faceva ripetutamente il segno della croce per poi accendere una candela votiva. L’alleanza tra Patriarcato e Cremlino è stata ricordata contemporaneamente anche dal capo della Chiesa russa Kirill che si trovava invece a Mosca. Per Putin, molto è stato fatto per preservare la pace civile e il dialogo tra gruppi religiosi ed etnici. «I cristiani — ha detto — hanno fornito un contributo significativo al rafforzamento degli ideali morali nella società». Il patriarca ha voluto elogiare l’azione russa in Siria che non è servita solo a «stabilizzare la situazione e a combattere il terrorismo», ma anche a proteggere la minoranza cristiana: «Il genocidio dei cristiani è stato fermato», ha detto.
Una sintonia robusta quella tra potere temporale e Chiesa che era stata già rilanciata dal primo presidente della Russia post-sovietica Boris Eltsin, ma che con Putin ha fatto ulteriori passi avanti. E ora, con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali del 18 marzo, diventa ancora più importante. Putin punta a una riconferma plebiscitaria, necessaria per giustificare un mandato pieno per sei anni che si annunciano difficili, viste le prospettive di limitata crescita economica del Paese e le pessime relazioni con l’Occidente. L’obiettivo non detto del Cremlino è quello di ottenere una percentuale di consensi superiore al 70 per cento. Ma poi ci sarà il problema dell’affluenza alle urne, perché un basso numero di votanti rischierebbe di dare fiato agli oppositori.