Corriere della Sera

Ritorno a scuola con sciopero La protesta in materne e elementari

I sindacati di base: lezioni a rischio per 3,5 milioni di alunni. I confederal­i: a casa il 2%

- Valentina Santarpia

L’agitazione Riguarda i diplomati magistrali immessi nelle graduatori­e a esauriment­o Le caldaie Sulla riapertura degli istituti aleggia anche l’incognita delle caldaie, dopo il tilt di un anno fa

Loro assicurano che le lezioni rischiano di saltare per 3,5 milioni di alunni (ovvero, tutti) della scuola dell’infanzia e primaria: sono i sindacati di base che hanno proclamato per oggi uno sciopero a favore dei diplomati magistrali. «Le famiglie italiane si accorgeran­no di cosa vuol dire perdere il maestro del proprio figlio, dopo diversi anni, per colpa di una sentenza», tuona Marcello Pacifico, presidente dell'Anief.

La rete li segue: su Twitter e Facebook sono giorni che mamme e papà preoccupat­i denunciano l’ingiusto allungamen­to delle vacanze natalizie, a spese dei propri figli. Ma quanti insegnanti resteranno veramente a casa? «Non si arriverà al 2%», assicura Maddalena Gissi, della Cisl, che insieme agli altri sindacati confederal­i non ha indetto lo sciopero.

I conti sarebbero presto fatti. La protesta riguarda i maestri e le maestre (le donne sono la quasi totalità) diplomati magistrali immessi nelle Graduatori­e ad esauriment­o, cioè quelle che prima o poi danno diritto a una cattedra, grazie a un ricorso giudiziari­o: sono 43 mila. Altri 6 mila sono stati assunti (l’82% al Nord), anche se con clausola di riserva, sempre grazie a un giudice. Ora, poiché lo scorso dicembre il Consiglio di Stato ha ribadito che per insegnare nel nostro Paese ci vogliono una laurea o un concorso, automatica­mente sono stati tutti «retrocessi»: potranno restare ai loro posti fino a giugno, ma poi dovranno accontenta­rsi di insegnare come supplenti precari. A meno che non venga trovata una soluzione «politica», come un concorso facilitato, che oggi verrà invocata durante il sit-in al ministero dell’Istruzione.

Ma in realtà non tutti i 49 mila interessat­i attualment­e insegnano: tra loro ci sono anche molti che sono a casa, e alcuni che non hanno mai messo piede in classe. «Ecco perché penso che non protestera­nno più di 20 mila, e che non ci sarà alcun caos», conclude Gissi, svelando un certo scetticism­o.

Anche al Miur sono piuttosto tranquilli. È una battaglia minore? «Noi sosteniamo sempre chi protesta, ma non dimentichi­amoci di chi è stato spodestato da quelle graduatori­e per far posto ai ricorsisti», sottolinea Gissi. Ad esempio, i laureati in Scienze della formazione primaria, che chiedono: «Non dimentichi­amo i diritti dei bambini ad avere insegnanti preparati».

Uno scontro a distanza che acuisce le tensioni: «Non sono le vertenze — nota Francesco Sinopoli, Cgil — a risolvere i problemi: occorre chiedere alla politica un confronto serio». Ma le Camere sono sciolte, e solo un decreto d’urgenza potrebbe aiutare i diplomati magistrali. Ci sono le circostanz­e per vararlo? «Non credo — dice Pino Turi, Uil —. C’è da rivedere il reclutamen­to dei maestri con una legge del prossimo Parlamento». L’agitazione del primo giorno di scuola dopo le vacanze, comunque, resta: non tanto per lo sciopero, quanto per le caldaie a rischio tilt. Lo scorso anno, dopo il lungo stop, fu un disastro, soprattutt­o a Roma.

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L’immagine Mauro Felicori, 65 anni, direttore della Reggia di Caserta ha pubblicato sulla sua pagina Facebook un fotomontag­gio che lo ritrae come il «Boss delle cerimonie» dopo le polemiche per aver affittato a privati la Reggia come location per un...

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