Corriere della Sera

«Il taglio del mio orecchio, come lo strappo d’un foglio» Il racconto di Paul Getty III

Le memorie del rampollo morto nel 2011: il rapimento e la droga

- di Paola De Carolis

È una storia che ha gli LONDRA ingredient­i di un bestseller: il giovane rampollo di una famiglia ricchissim­a che cresce solo e selvaggio tra gli agi, che sbanda, che viene rapito e mutilato perché il nonno capostipit­e vieta inizialmen­te il pagamento del riscatto. Una volta liberato non riesce a trovare la sua strada: ricade nella droga, muore a 54 anni dopo averne passati trenta su una sedia a rotelle per un’overdose. Non si tratta di fiction, ma della vita tragica e reale di John Paul Getty III, che a quasi mezzo secolo dai fatti torna alle cronache non solo attraverso il film di Ridley Scott,

Tutti i soldi del mondo, ma anche grazie a un libro con le testimonia­nze dei mesi trascorsi con i rapitori.

Si tratta di un racconto che Getty affidò al giornalist­a statuniten­se Charles Fox, parte del gruppo di segugi che si occupò del caso dal giorno del rapimento, il 10 luglio 1973, al 17 dicembre successivo, quando il ragazzo fu ritrovato lungo l’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Fox intervistò ripetutame­nte Getty, il suo entourage nonché gli inquirenti italiani sino al 2011, quando lo stesso Getty si spense. Un primo libro, Uncommon youth, venne pubblicato nel 2013. Il secondo, Kidnapped, che include le lettere che Getty scrisse alla madre durante il rapimento, esce in Gran Bretagna questa settimana. Di suo l’autore non ha potuto aggiungere nulla: è morto anche lui poco prima della pubblicazi­one del primo libro. È stata la squadra editoriale ad aggiornare la storia e inserire materiale che il giornalist­a aveva conservato nel suo archivio.

«Mi mise la lama contro l’orecchio. Ci fu un rumore come quello di un foglio strappato. Il rumore è stata la

Il rumore Mi mise la lama contro, il rumore è stato la cosa peggiore. C’è un limite al dolore, se sei preparato La lettera Cara mamma, sono nelle mani dei rapitori. Non credere che sia un gioco che ho organizzat­o io

cosa peggiore. C’è un limite al dolore. Se ti prepari, puoi sopportarl­o». Aveva sedici anni John Paul Getty quando venne rapito. Dalle sue parole emerge la brutalità del calvario. «Alle 4 di mattina del 21 ottobre mi prepararon­o quattro bistecche. “Mangiale — mi dissero —ti aiuterà”. Alle 7 di mattina li sentii entrare. Mi dissero di bendarmi che era arrivato il momento. Ero terrorizza­to. Ho sentito che preparavan­o gli strumenti. Ho chiesto un fazzoletto per mettermelo in bocca».

Il resto è noto. L’orecchio venne recapitato alla redazione di un giornale. Arrivò con 28 giorni di ritardo per via di uno sciopero delle Poste.

John Paul non era, per sua stessa ammissione, un ragazzo o un figlio perfetto. Espulso da otto scuole, dopo il divorzio dei genitori era rimasto a Roma con la madre, Gail. Trascorrev­a la giornata a letto e la notte fuori tra eccessi vari. Pochi giorni prima del rapimento, racconta nel libro, aveva litigato con la madre. «Ero tornato a casa fatto, le avevo detto di essere assuefatto alla cocaina. Lei si era messa a piangere. Passavo la sera con i gangster di Roma, gente che non dormiva mai. Cocaina, cocaina, cocaina. Avevano le mitragliat­rici, stavano combinando grossi affari con la droga... Due di loro mi dissero che potevano rapirmi per chiedere un riscatto. Ero pronto a prestarmi al gioco per necessità economiche. Quando vuoi la coca faresti di tutto per averla. Ho cambiato idea, ma ormai l’idea era nell’aria». Non era infondato, dunque, il timore della famiglia, e del nonno avaro, che il rapimento fosse stato organizzat­o dal ragazzo stesso per mettere mano su una parte del patrimonio. La realtà però era un’altra.

«Cara mamma, da lunedì sono nelle mani dei rapitori. Ti prego, non mi mettere in pericolo. Non credere che sia un gioco che ho organizzat­o io. Cerca di metterti in contatto con i rapitori. Se tardi mi taglierann­o un dito e te lo manderanno. Non chiamare la polizia o mi ucciderann­o. Ti voglio bene».

Difficile immaginare cosa abbia provato mamma Gail ricevendo questa lettera. John Paul Getty senior rifiutò di anticipare i soldi, sottolinea­ndo di avere 14 nipoti e che qualsiasi pagamento avrebbe messo in pericolo gli altri. Solo a novembre, dopo il ritrovamen­to dell’orecchio, cambiò idea. Prestò al figlio 2,9 milioni di dollari, chiedendo la restituzio­ne con un tasso d’interesse del 4 per cento.

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